Missione e preghiera, L’essenziale è la santità
Novembre si apre con la solennità di "Tutti i Santi", una festa piena di luce e di speranza che ci invita a guardare al cielo e ci fa intravedere la mèta verso cui siamo diretti, comunicandoci nuovo slancio per vivere in pienezza la nostra vocazione alla santità.
Quest'anno, poi, abbiamo la gioia di vedere brillare nel firmamento nuovi astri. Ne conosciamo il nome, li abbiamo osservati con attenzione al loro sorgere, e ora sono lì che vegliano sul nostro cammino: beato Giovanni Paolo II, san Guido Conforti, san Luigi Guanella, e ancora beato Clemente Wismara, Enrichetta Alfieri...
Un consolante messaggio
Sono stelle alte nel cielo, ma ancora di più sono vive e accese nel nostro cuore: hanno percorso con noi parte del nostro pellegrinaggio, hanno segnato la scelta della nostra vita... Da loro ci giunge un suadente messaggio che già Paolo VI, così esprimeva: "Difficile concetto e difficile cosa la santità. Ma è impossibile la santità? No, è facile, per chi vuole. Per tutti dovrebbe esserlo. I santi ci mandano questo consolante messaggio: possibile; e lo confermano con i loro esempi, con la loro fraterna intercessione. Ci fanno sognare i santi. Ma non sono sogni...".
È la vera realtà. L'essenziale è dunque la santità. Non ci sorprenda questa affermazione, poiché il diventare santo è veramente alla portata di ogni cristiano, dal momento che ciò significa semplicemente vivere la realtà del battesimo.
Essere santi corrisponde dunque a essere "vivi" della vera e incorruttibile vita e non lasciarsi più intaccare lo spirito dal germe di corruzione e di morte che è il peccato.
Una questione di cuore
Questo ci richiama fortemente alla responsabilità personale delle nostre scelte, ci richiama alla vigilanza per saper sfuggire alla complicità con le forze distruttive. Dio non ha creato la morte. Egli ha posto la sua gloria nell'uomo vivente e gli ha dato la facoltà di scegliere per il suo presente e per la sua eternità. La nostra conversione è quindi anzitutto una questione di cuore: si tratta di deciderci risolutamente per la vera vita.
La possibilità di un'esistenza serena non è tanto legata alla tranquillità della nostra situazione contingente, quanto alla nostra profonda e costante adesione a Dio. Allora anche in stato di estrema precarietà, per malattia o per altre gravi difficoltà, si può avere la capacità di sperimentare la vita come inestimabile bene che proviene da Dio. La sofferenza, infatti, non è un male che mortifica la vita, ma un luogo privilegiato di incontro con l'amore misericordioso di Dio.
La santità è quindi davvero possibile; è la più bella avventura della nostra esistenza, poiché ci fa approdare al Regno della beatitudine, alla svelata visione del volto di Dio.