La missione è la mia vocazione
Cari amici, vi scrivo alla vigilia della mia partenza per la Colombia. La mia vita missionaria, infatti, ha una nuova destinazione; mi è stata concessa l'opportunità di entrare nella vita di un nuovo popolo e passare dall'Africa all'America latina.
Ho lasciato la missione della Sierra Leone nel marzo del 1991 per andare a Madrid, dove sono rimasto sette anni, dedicandomi all'animazione missionaria nelle comunità ecclesiali e nei gruppi giovanili della Spagna. In attesa di tornare in Sierra Leone, nel 1999 sono stato a Londra per un "anno sabbatico": ho frequentato diversi corsi per imparare ad accompagnare le persone nella loro vita umana e spirituale.
L'attesa è finita!
Non sono più partito per la Sierra Leone a causa della guerra civile e per non rischiare la prigionia nei campi dei ribelli, come è accaduto ad altri saveriani e alle suore di madre Teresa. Invece, il superiore generale mi ha chiesto di tornare in Italia per diventare "maestro" dei novizi saveriani nella nostra casa di Ancona, a iniziare da settembre del 2000. Qui sono rimasto per quasi sei anni, dedicandomi alla formazione dei giovani aspiranti alla vita saveriana e alla formazione di giovani laiche e laici marchigiani, desiderosi di vivere una intensa vita cristiana.
All'inizio del 2006 mi è stato chiesto di venire a Parma, come rettore della grande comunità saveriana in casa madre. In questi tre anni ho cercato di mettermi al servizio dei confratelli che vivono nella comunità e di tanti altri che arrivano dalle missioni, spesso bisognosi di cure e di riposo.
Dopo tanto tempo di attesa, il 25 maggio scorso, il vicario generale p. Luigi Menegazzo mi ha inviato la lettera con la mia nuova destinazione. Era l'atto ufficiale che attendevo: posso finalmente partire per la missione in Colombia.
La missione è annuncio
Ripetutamente ho chiesto ai superiori di poter partire per la missione. Questa infatti è la mia vocazione. La missione con il primo annuncio del vangelo mi ha accompagnato ed è stata al centro della mia formazione fin da ragazzo. Essa realizza le mie aspirazioni più profonde, il mio modo di amare e di seguire il Signore.
Non posso lasciarmi condizionare dal bisogno di sacerdoti e di missionari anche in Italia. Sento dentro di me il bisogno profondo di annunciare il vangelo. La missione realizza il mio desiderio più vero, che è quello di testimoniare e annunciare a tutti che Dio li ama, e per questo ha mandato suo Figlio. Dio vuole incontrarsi con gli uomini e le donne di tutti i tempi e di tutte le nazionalità, grazie alla testimonianza dei cristiani e dei missionari.
Un dono che riempie di gioia
Ho già compiuto 61 anni. La salute tiene bene; mi sento ancora in forze, e soprattutto c'è in me il grande desiderio di condividere la vita e la fede con chi ancora non conosce il vangelo, specialmente tra i più poveri. Sono consapevole di essere entrato negli anni della vecchiaia, ma sono convinto che questo ultimo tratto di strada possa essere più bello e più ricco di misericordia e di paternità, anche rispetto agli anni della mia giovinezza. Per questo desidero donarli.
Non tocca a me scegliere il popolo con il quale condividere la fede. Vivo questa nuova destinazione come un dono che mi riempirà di gioia e di meraviglia. La volontà di Dio coincide con la scelta della mia vita, che dal 22 settembre mi porterà in Colombia, alla periferia di Cali. Non so ancora cosa farò precisamente, perché tutto sarà nuovo per me. So solo che ci sono missionari saveriani che già vivono con quella popolazione; con loro si svolgerà il futuro della mia vita.