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Corvini p. Filiberto: "Il Pasaman voleva vivere"

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La regione del Pasaman (Indonesia) era stata per secoli la patria di pochi e sperduti villaggetti abitati dai minangkabau. Da qualche decina di anni, invece, si era aperta alle trasmigrazioni dei giavanesi. Il governo idonesiano, che aveva progettato di alleggerire la sovrappopolazione di Giava, presentava il Pasaman come una "terra promessa" e vi trasferiva ogni anno migliaia di famiglie. Non avevano niente e credevano - o avevano fatto loro credere - che avrebbero avuto tutto. Ma non si vedeva che foresta, e la foresta è terribile per tutti.

Una zappa e un falcetto

Il progetto governativo poteva considerarsi buono: invece di far perire di fame milioni di persone nella sovraffollata isola di Giava, prevedeva di aprire alle coltivazioni le grandi foreste del Borneo e di Sumatra. Giungendo a destinazione i vari gruppi trasmigrati avrebbero dovuto trovare un pezzo di terra già pronta alla semina, un rifugio per abitarvi e i servizi sociali di prima necessità: strade, ambulatori, scuole...

Invece, molti vi hanno trovato la foresta ancora intatta e le paludi, che rendevano ancora più difficili le prime coltivazioni e la costruzione di abitazioni. Unica attrezzatura in dotazione: una zappa e un falcetto. Presto i pochi vestiti diventavano stracci e le malattie, numerose e debilitanti, si portavano via sempre più persone e famiglie intere.

Dove arriva Cristo...

"Noi cristiani - ha raccontato p. Filiberto - ci siamo proposti, al contrario dei musulmani, di aiutare questa gente. Abbiamo iniziato a parlare con loro di Cristo. Incuriositi, i partecipanti aumentavano di numero a ogni incontro. Pian piano si è formata una comunità i cui membri si aiutavano a vicenda. Abbiamo aperto anche una scuola.

Questa realtà cristiana era ammirata da tutti, perché tutti si salutavano ed erano accoglienti. Anche i musulmani hanno ammesso che le famiglie cristiane si volevano veramente bene e che ciò costituiva "una spina" per loro. Come ha detto recentemente il Papa nel suo viaggio in Africa, dove arriva Cristo si nota la differenza, perché Cristo fa la differenza. Noi missionari abbiamo fatto evangelizzazione e promozione umana: dove arriva la parola di Dio tutto cambia. Questa è la forza!".

Nel suo libro p. Corvini scrive: "Con la presenza della chiesa il grido dei poveri si è fatto sentire. Il Pasaman voleva e doveva vivere. Per questo ero arrivato come missionario al Pasaman, il primo villaggio dopo la fine del mondo".

La bambina del vestitino

Nel villaggio di Kinali, p. Corvini e i confratelli si fermarono più giorni per recuperare le forze e smaltire il gonfiore delle centinaia di punture d'api, in cui s'erano imbattuti. Dedicarono il loro tempo a incontare la gente. Meravigliato, p. Corvini si accorse che molte famiglie volevano diventare cristiane: "il nostro sacrificio non era stato inutile", scrive.

Cercando i malati, arrivarono in una minuscola capanna: una piccola tettoia di paglia e quattro tavole come letto. Dentro era seduto un uomo, solo occhi e pelle. Accanto, la sua ultima figlia accovacciata e nuda. Padre Corvini le si avvicinò, ma si accorse che non reagiva: "era stecchita come una radice di pianta". Prese delle vitamine, del latte in polvere e qualche omogeneizzato. Il papà fece capire che lei rifiutava tutto; era disperato; voleva morire perché aveva visto spirare la moglie e i figli e ora anche l'ultima stava per lasciarlo.

La bimba, invece, divorò la pappina. Allora p. Corvini le lasciò anche il resto delle scorte.

Quando tornò in zona e andò a trovarla, la bambina aveva già riacquistato un po' di forze, ma appena lo aveva sentito arrivare si era nascosta. La gente disse che si vergognava. Padre Corvini aveva portato molte cose per lei, ma non un vestito. La volta successiva ne portò uno e mandò una bambina a cercarla. Poco dopo, apparve la piccola nell'angolo della capanna vestita con l'abitino; indugiò qualche attimo, ma poi attraversò il cerchio dei curiosi e "con il sorriso più bello del mondo venne a stringermi la mano! Inforcai la bicicletta e mi misi a pedalare per quei sentieri con dentro una gioia pazza: l'avevo salvata!".



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