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Padre santo e pastore buono

L’anniversario della morte di un genitore è vissuto, normalmente, nella tristezza della lontananza e del distacco. Ma quando si ricorda l’anniversario della morte di un santo, la tristezza si tramuta in gioia, perché sentiamo che colui che ci ha lasciato è oggi più vicino che mai. Così è per il nostro fondatore e padre, mons. Guido Conforti, morto il 5 novembre 1931, settantacinque anni fa.

Per noi e per tutti i cristiani

Da qualche anno la chiesa lo ha dichiarato “beato” offrendolo alla venerazione di tutti i cristiani, e non solo all’affetto dei suoi figli, perché egli ha qualcosa da dire anche a chi non è missionario saveriano. A noi certo egli continua a parlare.

Lo scorso mese di agosto, si è tenuto un convegno sulla spiritualità saveriana. Erano presenti saveriani di tutte le parti del mondo, la maggior parte dei quali giovani. Solo uno, il p. Luca, aveva conosciuto personalmente mons. Conforti. Dalle ricerche, relazioni e lavori di gruppo, è emersa una figura del Conforti non nuova, ma più nitida nei suoi dettagli. L’abbiamo sentito vivo e affascinante nella sua attualità, anche oggi, a 75 anni di distanza dalla sua scomparsa. L’affetto e l’attenzione che egli suscita nei confratelli non italiani è davvero una cosa straordinaria!

Immagine viva del Signore

In realtà, riflettendo sulla sua persona e la sua opera, abbiamo visto delinearsi la sua amabile figura di padre. Abbiamo scoperto un uomo che, debole fisicamente, aveva un cuore grande, un uomo che ha vissuto in sé la preoccupazione per la missione universale della chiesa fino a fondare una famiglia di missionari e, nello stesso tempo, ha dato le sue migliori cure a due chiese locali, Ravenna e Parma. Abbiamo contemplato un uomo delicato e premuroso, un vero padre per tutti coloro che incrociava sulla sua strada. Parlando di lui, la gente di Parma si chiedeva se “il Signore potesse essere più buono del nostro vescovo…”!

Nello stesso tempo, egli era un pastore forte nella guida della chiesa e della sua famiglia missionaria. Un uomo di fede e speranza, che ha saputo ripartire dopo ogni prova (e quante ne ha avute a livello personale, pastorale e perfino nel suo istituto!) con la forza attinta nel mistero della croce del Signore.

A scuola del Crocifisso

Rileggendo la sua esperienza e guardando alla sua figura, per troppo tempo descritta in forme stereotipe, abbiamo ritrovato l’ispirazione originaria e la spiritualità che l’hanno sostenuta. Sappiamo che il desiderio di essere missionario era nato nel suo cuore nella contemplazione di un Crocifisso di una chiesa in cui entrava da bambino ogni giorno, prima di recarsi a scuola. Con lui, intratteneva una conversazione.

Il desiderio missionario, frustrato dalla sua poca salute, si è poi trasformato nel suo “audace disegno” di fondare un istituto missionario, che egli tenacemente ha perseguito e per il quale ha dato tutti i suoi beni, oltre che la sua vita.

Nel corso del convegno, l’abbiamo sentito vicino come il padre che ci ha generato nella nostra identità saveriana, ma anche come il maestro che ancora ci guida nel quotidiano impegno per viverla. Infatti, la sua esperienza di Gesù Cristo alimenta ancora la nostra; la sua passione di farlo conoscere a tutti ci spinge ancora sulle strade del mondo; la sua fedeltà alla vocazione fino alla fine ci sostiene tutti, non solo i figli della prima ora, ma anche quelli che oggi da tante parti del mondo chiedono di rivivere la vocazione di Guido Conforti.

Ci ispira e incoraggia

A tutti noi, missionari o amici dei missionari, egli si presenta come un discepolo di Cristo, cresciuto alla scuola della croce, e lì diventato apostolo. Un discepolo che si alimentava costantemente di “spirito di viva fede” e di incrollabile speranza, che amava con “intenso amore” la sua famiglia saveriana. Un discepolo caratterizzato da una tenace capacità di ‘ripartire’, dopo ogni prova.

La sua spiritualità, segnata oltre che dalle virtù cristiane anche da una umanità ricca e sensibile, forte e dolce, è più che mai scuola e fonte di ispirazione e incoraggiamento. La “parola della croce” e l’Eucaristia sono per noi, come per il Conforti, il luogo da cui il Crocifisso parla oggi a ciascuno di noi, additandoci il mondo che attende la Parola della salvezza.



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