Fr. Guglielmo Saderi, il bonzo della missione (Sardara-CA 18.11.1931-Parma 18.3.2020)
La saveriana Teresa Andria ricorda che nel 1969 a Bukavu, in Congo RD, nella casa regionale dei saveriani, fr. Guglielmo era l’uomo dell’accoglienza, ma non solo: “Un’altra sua caratteristica era l’amore per la Vergine Maria. Non so quanti rosari dicesse. E quando aveva una preoccupazione, passava la notte in corridoio, pregando ad alta voce il rosario, così che quanti erano in camera sentissero. Quando è entrato dai saveriani era un pastorello, cresciuto nella casa della famiglia Ibba. Poi è diventato sarto e ha svolto questo servizio per anni presso la Casa Madre. Diceva: “Io sono venuto per servire il Signore”.
Anche p. Fiorenzo Raffaini ha conosciuto fratel Guglielmo a Bukavu. “Dava una mano al buon andamento della casa. Era un personaggio davvero simpatico. Qualcuno lo aveva soprannominato il bonzo per quel suo aspetto piccolo e arrotondato che sprizzava simpatia da tutti i pori. Quando, per ragioni di salute, non poteva più rientrare in Congo, era preoccupato di contribuire ancora alla missione. Ragionava davvero da vero religioso. Votarsi al Signore significava per lui rinunciare a se stesso. Ascoltando le sue riflessioni semplici e profonde, era possibile registrare la propria vita sul valore fondamentale della missione, il Signore Gesù”.
P. Giuseppe Ibba racconta: “Sente il richiamo della missione in occasione dell’ordinazione presbiterale di p. Antonio Ibba nel 1949. Tre anni dopo è a Parma dove, per vari anni, ha confezionato le vesti nuove per i novelli presbiteri e per i missionari partenti per le missioni. Raggiunge il Congo nel 1962, proprio nel momento della ribellione mulelista. Anche lui, assieme a una trentina di missionari e missionarie, è preso in ostaggio dai ribelli e imprigionato per tre mesi. Ha conosciuto le angherie, i soprusi e le violenze corporali. Fatti che ricordava sempre con grande emozione”.