“Capitan Nemo, qual buon vento lo porta da queste parti questa mattina?”. Era la voce di un vecchio pescatore che stava riassettando le reti. Il capitano lo guardò, si rimise bene a posto il cappello e gli rispose sorridendo: “Amico mio, non posso dimenticare la vita che ho fatto per tanti anni sulle navi e mi piace parlarne con uno come te. Cosa hai pescato ieri?”. E il suo amico gli fece vedere una cassetta, piena di alici. Ormai, diceva, è quello che si trova in questi giorni. Non è più come una volta, quando il mare era pieno di pesci. Oggi, si aspetta di mangiare il pesce congelato che viene da lontano e che non sa di niente. Capitan Nemo lo guardò bene in faccia. Le rughe avevano scavato dei solchi sulla sua fronte, ma non sulla sua lingua. “Ti voglio raccontare una storia di tanti anni fa che ho letto su un libro. Tanti anni fa, tu ed io, non c’eravamo, ma c’erano anche a quel tempo dei pescatori. Abitavano sulle rive del lago di Tiberiade in Galilea. Ogni giorno andavano a pescare e bene o male riuscivano a far vivere le loro famiglie. Un giorno, arrivò un tale. Nessuno lo conosceva. Non doveva essere un pescatore, ma si mise a dire di andare a gettare le reti. I pescatori si guardarono in faccia, dicendosi che quello non conosceva il mestiere. Però, un certo Simone, sbuffando un poco, li chiamò tutti, invitandoli a seguire quel consiglio”. “E poi?” chiese il vecchio pescatore. “Successe qualcosa di straordinario. Tirando su le reti, non sapevano più dove mettere i pesci. Immagina tu che stavano pescando al mattino, quando i pesci si erano già svegliati”. “Forse si trattava di un certo Gesù?”. “Bravo!”, concluse il Capitano. “Ora ti devo lasciare, sento un profumino. Credo che mia moglie abbia preparato le alici che tu le hai dato questa mattina. Vuoi venire anche tu?”. “No, grazie. A me basta il profumo e il vedere che tu sei felice. Buon appetito!”.