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Casa Saveriana

Udine



Presentazione

La comunità saveriana di Udine è composta da missionari che hanno alle spalle una ricca esperienza missionaria, frutto di un periodo di vita passato in missione o al servizio della congregazione.


Oltre a prestarsi per alcuni incarichi comunitari di accoglienza e di manutenzione della casa, collaborano con la Caritas diocesana e con il Centro Missionario diocesano per l'animazione missionaria della pastorale nei suoi diversi settori. Inoltre, sono disponibili ad aiutare i parroci nel ministero pastorale.

La celebrazione della Parola e dell'Eucaristia dà l'opportunità di offrire ai fedeli un messaggio missionario, in sintonia con il nostro carisma saveriano.

 È una pastorale un po' itinerante, proprio in stile missionario; in certi periodi è veramente intensa tanto che non sempre possiamo rispondere a tutte le richieste che ci vengono rivolte.

In ogni caso diamo la precedenza ai gruppi che chiedono ospitalità nella nostra casa, prestandoci anche per l'animazione di incontri e ritiri spirituali.

Vogliamo soprattutto essere una comunità aperta, generosa e attiva nel servizio e nel donarci a tutti attraverso molte iniziative come: incontri e ritiri per giovani, visite e celebrazioni nelle parrocchie, accoglienza dei migranti, conferenze di formazione alla globalità e di testimonianza di vita, mostre missionarie, ecc.

Venite a visitarci!

Le fiamme torneranno a risplendere! Grazie di cuore

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Da qualche tempo, nella pagina dedicata al Friuli del mensile “Missionari Saveriani” - “scrigno” di brevi note di grandi azioni e di incisive testimonianze di carità e di fede profonda di Missionarie e Missionari diffusi nel mondo - viene riprodotta una foto che mi scuote sempre: è la foto - scattata certamente dal Vice prefetto Barbieri, nei pressi della chiesetta della Madonna di Loreto, a Muina di Ovaro, durante le vacanze estive, probabilmente dell’agosto del 1959 - di un gruppo di “apostolini” degli anni in cui anch’io ne ero parte. Quella foto, con quei ragazzi i cui volti sorridenti e gioiosi rispecchiano un sentimento di speranza e di fiducia in un futuro di alte idealità, mi richiama alla mente altri Volti, altre immagini…e sensazioni forti: tanti e vari i ricordi…un turbinio di gioia e tristezza, di nostalgia e di rimpianto … Il tutto sovrastato da un profondo sentimento di gratitudine e riconoscenza per coloro che sono rimasti impressi in maniera indelebile nella mia mente e nei miei sentimenti, per aver rigenerato in me l’autostima nella consapevolezza ed “accettazione” dei miei limiti, vivendo l’esperienza di una vera “Comu-nità Educante”! Ora che ho saputo del passaggio all’altra vita di P. Vittorio Ferrari, all’epoca Vice Rettore della Casa di Udine, ho avvertito un obbligo morale di ricordare, con devoto affetto, Lui e gli altri Padri che, nei diversi ruoli, provvedevano al buon funzionamento della Comunità stessa. Di ognuno potrei descrivere le caratteristiche, il carattere le particolarità, ma non c’è lo spazio per farlo! In sintesi ciò che li accomunava: oltre la profonda fede e la vocazione missionaria, l’umiltà, lo spirito di servizio, il riconoscimento ed il rispetto del valore dell’altro –pur nei diversi ruoli– che, nel rapporto maestro-discepolo, non significa condiscendenza e buonismo - indici ed espressione di commiserazione e sfiducia - ma esercizio di quell’auctoritas che induce all’impegno, alla crescita, a sviluppare e ad estrinsecare il meglio di sé! In loro, in tutti, seppure in forma e con modalità diverse, ho visto l’espressione dell’Educatore che è tale non per quello che dice ma per quello che fa e, soprattutto, per quello che è! Grazie di cuore, Padri: M. Ghezzi, Rettore e insegnante di latino, R. Piacere, insegnante di italiano, P. Feminella, Padre Spiri-tuale - tutti e tre reduci dalla missione in Cina - R. Bon, Economo ed insegnante di Mate-matica. E un grato ricordo anche per i Prefetti e Vice, ancora studenti di Teologia, che con noi condividevano le nostre giornate e gli impegni extrascolastici a cui eravamo respon-sabilizzati (le pulizie e la tenuta in ordine di cortili e locali, ad esempio) e per le due Signore Maria e Marcellina, addette alla cucina… che, anche quando era “scarna”, aveva il piacevole gusto dell’attenzione e della generosità. Veramente rattrista, oggi, il non vedere ancora quella “Comunità pulsante di vita e di alti ideali e speranze”, sentimenti diffusi nella società di quel tempo. Parte di quei locali accoglie ora coloro che quegli ideali hanno vissuto e ne restano flebili ed inascoltati testimoni, e quelli attigui, con nuove strutture, coloro che continuano a coltivare e diffondere tali ideali che, per chi crede, sono tutt’altro che anacronistici. Quell’angolo, fra le vie Monte San Michele e Montello, pare, ora, un focolare spento o quasi, perché le fiamme (che un tempo dispensavano abbondante luce e calore) si sono lentamente affievolite fino a restare visibile solo uno spesso strato di cenere. Ma sotto… tante vivide braci sono pronte a re-infiammarsi non appena un colpo di vento spazzi via quella cenere… e i tempi sembrano preludere alla riscoperta dei veri valori della Vita, della Natura, dell’Uomo, del Creato…e delle relative finalità… e le fiamme riprenderanno a rispendere!

Muzzana, Giugno 2020

Dino Del Ponte



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