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I cristiani di Mosul, la seconda città dell'Iraq, sono stati costretti a fuggire dai miliziani dell’Isis (Stato Islamico dell'Iraq e del Levante), che hanno intimato loro di convertirsi all'islam o di pagare la Jiziya, il prezzo della “protezione” alle minoranze religiose. Erano circa 25.000 i cristiani residenti a Mosul, secondo il patriarca dei Caldei, mons. Louis Sako. Venerdì scorso è stata distribuita una lettera dall’Isis intimando ai cristiani di lasciare la città entro mezzogiorno.

"Non hanno distrutto le chiese, ma ci hanno ucciso quando hanno tolto le croci dalle chiese. Per noi è stato come morire", racconta al New York Times Duraid Hikmat, un esperto di minoranze che ha lavorato per anni a Mosul. Intanto, i miliziani dell'Isis marcano le abitazioni abbandonate dai cristiani con una grossa scritta in arabo: “Nasrani”, da “Nazareno”, parola usata per fare riferimento ai cristiani. Accanto, in nero, un’altra scritta: “Proprietà dello Stato islamico dell'Iraq”.

Mons. Louis Sako, patriarca dei Caldei, ha descritto la situazione come tragica, in un colloquio con AsiaNews: “La situazione a Mosul è tragica”. Secondo alcuni testimoni, i miliziani avrebbero fermato i cristiani ai loro posti di blocco, derubandoli del denaro e degli oggetti di valore.

Il patriarca ha lanciato un appello a "tutte le persone che hanno una coscienza in Iraq e nel mondo", perché alzino la loro voce in favore della libertà di religione.

Mons. Ignace Younan, patriarca dei Siri, ha riferito a Radio Vaticana che “il palazzo episcopale dei siro-cattolici di Mosul è stato bruciato. “Le ultime notizie sono disastrose”, ha detto Younan. “Noi con rammarico ripetiamo ciò che abbiamo sempre detto: non si deve mischiare la religione con la politica. Se ci sono inimicizie tra sciiti, sunniti e non so chi altro, questo non deve essere assolutamente una ragione per attaccare innocenti cristiani e altre minoranze a Mosul e altrove. Non è nemmeno una ragione per distruggere luoghi di culto, chiese, vescovadi, parrocchie, nel nome di una cosiddetta organizzazione terrorista che non ascolta la ragione e non bada alla coscienza.

Noi con rammarico diciamo che il nostro arcivescovado a Mosul è stato bruciato totalmente: manoscritti, biblioteche. E hanno già minacciato che, se non si convertiranno all’islam, tutti i cristiani saranno ammazzati. È terribile! Questa è una vergogna per la comunità internazionale”. Il patriarca chiede alla comunità internazionale di essere fedele ai principi dei diritti umani, della libertà religiosa, della libertà di coscienza. “Noi cristiani, continua Younan, non siamo stati importati, siamo qui da millenni e, quindi, noi abbiamo il diritto di essere trattati come esseri umani e cittadini di quei paesi [Iraq, Siria, Libano]. Ci perseguitano nel nome della loro religione e non fanno solamente minacce ma esegu9ono le loro minacce: bruciano e uccidono” (L’Osservatore Romano, 20 luglio 2014).

Papa Francesco all'Angelus di domenica scorsa ha lanciato un appello accorato per i cristiani perseguitati: “Ho appreso con preoccupazione le notizie che giungono dalle comunità cristiane a Mosul (Iraq) e in altre parti del Medio Oriente, dove esse, sin dall'inizio del cristianesimo, hanno vissuto con i loro concittadini offrendo un significativo contributo al bene della società. Vi invito a ricordarle nella preghiera”. “Oggi,  ha aggiunto il papa, i nostri fratelli sono perseguitati, sono cacciati via, devono lasciare le loro case senza avere la possibilità di portare niente. Assicuro a queste famiglie e a queste persone la mia vicinanza e la mia costante preghiera”.

Si è poi rivolto direttamente ai cristiani dell’Iraq: “Carissimi fratelli e sorelle tanto perseguitati, io so quanto soffrite, io so che siete spogliati di tutto. Sono con voi nella fede in Colui che ha vinto il male”.

Poi, il papa ha invitato tutti i convenuti in piazza S. Pietro e tutti coloro che lo seguivano attraverso la radio e la televisione a pregare per i cristiani perseguitati.

  • Missione Oggi” accoglie volentieri l’invito di papa Francesco e lo fa proprio in loco qui a Brescia, aderendo alla veglia di preghiera organizzata dalla Diocesi (vedi locandina sotto).

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