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In Iraq non ci sono solo gli estremisti dell’Isis (Stato Islamico dell'Iraq e del Levante), ma anche molti musulmani che vogliono la pace. C’è perfino chi si è fatto uccidere in difesa dei cristiani, a Mosul. Si chiamava Mahmoud al ‘Asali ed era un professore del dipartimento di pedagogia dell’Università di Mosul. Si è fatto uccidere perché ha avuto il coraggio di dire agli uomini dell’Isis che non era quello l’islam in cui credeva, pur conoscendo il rischio al quale andava incontro come educatore, si è esposto pubblicamente. Non ha voluto farsi complice della violenza ed ha pagato questa scelta con la vita. Il gesto di Mahmoud e di altri musulmani, che in Iraq e in altre parti del mondo si sono messi dalla parte dei cristiani,

ci incoraggia a lavorare insieme per costruire ponti di pace, ovunque cristiani e musulmani subiscono insieme gli orrori della guerra.

È questo, in sostanza, il senso del messaggio rivolto dal Pontificio Consiglio del Dialogo Interreligioso per la fine del Ramadan, che riproponiamo qui di seguito.


MESSAGGIO PER LA FINE DEL RAMADAN
‘Id al-Fitr 1435 H. / 2014 A.D.

Verso un’autentica fraternità fra cristiani e musulmani

Cari fratelli e sorelle musulmani,

È per noi una grande gioia porgervi le nostre sentite felicitazioni ed i migliori auguri in occasione dell’‘Id al-Fitr al termine del mese di Ramadan, dedicato al digiuno, alla preghiera e al soccorso dei poveri.

Lo scorso anno, il primo del suo ministero, papa Francesco ha firmato personalmente il Messaggio a voi indirizzato in occasione dell’‘Id al-Fitr. In un’altra occasione, vi ha anche salutato come "nostri fratelli" (Angelus, 11 agosto 2013). Tutti noi riconosciamo la pregnanza di queste parole. Infatti, cristiani e musulmani sono fratelli e sorelle dell’unica famiglia umana, creata dall’unico Dio.

Ricordiamo ciò che disse papa Giovanni Paolo II ad alcuni capi religiosi musulmani nel 1982: "Tutti noi, cristiani e musulmani, viviamo sotto il sole di un unico Dio misericordioso. Crediamo tutti in un solo Dio Creatore dell’Uomo. Acclamiamo la signoria di Dio e difendiamo la dignità dell’uomo in quanto servo di Dio. Adoriamo Dio e professiamo una sottomissione totale a lui.

In questo senso possiamo dunque chiamarci gli uni gli altri fratelli e sorelle nella fede in un solo Dio" (Kaduna, Nigeria, 14 febbraio 1982).

Rendiamo grazie all’Altissimo per tutto ciò che abbiamo in comune, pur essendo consapevoli delle nostre differenze. Noi percepiamo l’importanza della promozione di un dialogo fruttuoso basato sul reciproco rispetto ed amicizia. Ispirati dai nostri valori condivisi e rafforzati dai nostri sentimenti di genuina fraternità, siamo chiamati a lavorare insieme per la giustizia, la pace e il rispetto dei diritti e della dignità di ogni persona.

Ci sentiamo particolarmente responsabili dei più bisognosi: i poveri, i malati, gli orfani, i migranti, le vittime della tratta umana e tutti coloro che soffrono a causa di ogni forma di dipendenza.

Come sappiamo, il mondo attuale deve affrontare gravi sfide che esigono solidarietà da parte delle persone di buona volontà. Queste sfide comprendono le minacce all’ambiente, la crisi dell’economia globale e alti livelli di disoccupazione specialmente fra i giovani. Tali situazioni generano un senso di vulnerabilità ed una mancanza di speranza nel futuro. Non dobbiamo neppure dimenticare i problemi affrontati dalle tante famiglie che sono state separate, lasciando i propri cari e spesso anche bambini piccoli.

Lavoriamo insieme, perciò, per costruire ponti di pace e promuovere la riconciliazione specialmente nelle aree in cui musulmani e cristiani subiscono insieme l’orrore della guerra.

Possa la nostra amicizia ispirarci sempre a cooperare nell’affrontare queste numerose sfide con saggezza e prudenza. In tal modo potremo aiutare a ridurre le tensioni e i conflitti, facendo progredire il bene comune. Dimostreremo pure che le religioni possono essere sorgente di armonia a vantaggio di tutta la società.

Preghiamo che la riconciliazione, la giustizia, la pace e lo sviluppo rimangano le nostre prime priorità, per il benessere ed il bene dell’intera famiglia umana.

Con papa Francesco, vi rivolgiamo i nostri cordiali auguri di una gioiosa festa e di una vita di prosperità nella pace.

  • CARD. JEAN-LOUIS TAURAN, PRESIDENTE PCDI
  • P. MIGUEL ÁNGEL AYUSO GUIXOT, MCCJ, SEGRETARIO PCDI
  • Dal Vaticano, 24 giugno 2014


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