Vivere il dono del Festival nei crocicchi delle strade
Si può vivere il Festival della Missione come volontario? Montare, smontare, smistare, iscrivere, salire, prendere un tram, incontrare, cambiare programma possono essere occasioni per vivere il dono di fare missione tra la gente.
Insieme al gruppo giovanile dei saveriani, ho fatto volantinaggio alla stazione Cadorna e al parco Sempione nei giorni del Festival della missione a Milano (29 settembre-2 ottobre 2022). Pettorina blu, badge del Festival al collo, si trattava di contattare i passanti porgendo loro una locandina. Da una parte uno sguardo timoroso, un sorriso, una mano tesa. Dall’altra, uno sguardo incerto, a volte una mano accogliente, altre volte indifferente. “Scusi, le interessa il Festival della missione?”. “Che roba è?”. “È un iniziativa in cui i missionari incontrano la gente per raccontare la loro missione in Africa, in Asia…”. A volte le persone rispondono, altre volte si fermano a parlare, altri confidano le loro pene, altri ringraziano e tirano dritto.
Ho incontrato Remo alla fiera di Coldiretti. Lui è coltivatore e allevatore della val Seriana in provincia di Bergamo. Remo parla del dolore per la perdita del figlio Mirco di 30 anni. Si è suicidato dopo la rottura del rapporto con la fidanzata. Paolo è un senza dimora di Cadorna, già professore di economia, da dieci anni è in pensione. È finito in strada dopo la morte del figlio Francesco. Chissà cosa è successo nel cuore e nella testa di Paolo? Lui mi domanda con le lacrime agli occhi: “Padre, sai cosa vuol dire perdere un figlio?”.
Il tema del Festival era “Vivere per-dono”, e se questo dono ci aspettasse nei crocicchi delle strade? Certo, non abbiamo avuto la fortuna di assistere ai ricchi incontri che si tenevano alle Colonne di San Lorenzo. I nostri vicini di volantinaggio erano testimoni di Geova. Loro non ammettono un perdono per coloro che non accolgono la verità. Alfredo, uno dei testimoni, dice che “Gesù è morto in croce perché il mondo non ha accolto la verità”. Dopo un colloquio di dieci minuti la moglie mi propone una brochure; io l’accolgo a condizione di fare scambio con una delle mie. Non c’è stato niente da fare, il dono non è passato.
In una parola, per noi il Festival è stato incontro. Incontro tra i volontari, con le persone alle quali eravamo inviati, con i giovani della movida, con gli occhi dei missionari e dei pannellisti che hanno reso questo evento un momento di grazia. Mons. Delpini, nella sua omelia, ci ha invitato a ripartire da Milano “come persone che per grazia di Dio sono portatori dell’originalità cristiana. Riconoscenza, misericordia, riconciliazione, vocazione. Così il Signore ci porta nella sua casa di preghiera e ci riempie di gioia”. Ed è quello che vogliamo fare per dare senso pieno alla nostra vita.