Vita e pace antidoto alla violenza/2
Sono stato invitato in un collegio cattolico a Coronel Fabriciano (Brasile Sud), per parlare di pace e della fratellanza che vince la violenza. C’erano circa 120 giovanissimi e adolescenti, con i loro professori. Il Sinodo ci spinge, appunto, a incontrare i giovani, non solo quelli cattolici, ma tutti; non solo in Chiesa, ma anche nella scuola, un ambiente interessante, ricco di opportunità e potenzialità.
Appena arrivato, la direttrice mi consiglia di usare il microfono, perché i ragazzi sono molto vivaci. Mi sono detto: quando, giovane animatore missionario, andavo a parlare nelle scuole di Udine e Salerno, non c’era nessun microfono e mi ascoltavano. Quindi, non l’ho usato e c’è stato un silenzio bello e rispettoso. Se avessi parlato dei 50mila omicidi di ogni anno in Brasile, delle armi o della violenza dei trafficanti e criminali, non mi avrebbero ascoltato. Il tema del bulling (bullismo e violenza nelle scuole) li ha davvero colpiti. Diceva un poeta: “La pace comincia dove abitano le persone buone e dove abitiamo noi”. Partecipava anche un giovane non vedente che ha raccontato come è riuscito a superare la difficoltà senza odio e violenza, senza cadere nelle droghe e nell’alcoolismo, con fede e saggezza. Ha così trasmesso speranza e ottimismo a tutti.
Della mia conferenza sulla pace ricorderanno forse due o tre parole. Di sicuro, la storia di sofferenza e diversità vissuta sulla propria pelle da questo giovane rimarrà impressa nel loro cuore. Sogno una scuola che, oltre a matematica, filosofia, scienza e chimica, insegni a vivere, una scuola che aiuti i giovani a pensare e a far crescere una cultura di vita piena per tutti e di pace.