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Mi sono preparato alla Pasqua, passando giornate accanto a una famiglia che, in poche settimane, ha dovuto accompagnare il proprio genitore dalla perfetta forma fisica alla morte. Moglie e figli sono riusciti a ridestare nel padre, un affermato dirigente di Banca, la semplicità che si assapora solo baciando il Crocifisso…

Gli stessi sentimenti di Gesù

Il giorno di carnevale, mi avevano informato che Claudio (tutti i nomi sono di fantasia) stava male. I medici avevano diagnosticato un mese di vita. Lui e la moglie non vogliono farlo sapere a nessuno. La porta di casa è chiusa. D’istinto, ho rivolto la mente al Signore. “Cosa viene chiesto a me, prete missionario, in questa situazione?”. Ho provato a comporre il numero di telefono; la moglie ha risposto: “Per lei, padre, la porta è sempre aperta”.

Il giorno dopo sedevo accanto a Claudio. Il suo viso era quello di sempre. Nulla faceva pensare all’impietoso verdetto medico. Giusi, la moglie, era presente al colloquio: annuiva, sottolineava i dettagli. Avessero pianto, mi avrebbero aiutato a consolarli. Invece, mi sono trovato con i ricordi che avevo raccolto in passato, quando ancora avevo frequentato la loro famiglia. In casa, si parlava solo di affari e della Juventus, argomenti che ora, di fronte alle condizioni di salute di Claudio, perdevano ogni spinta ed energia.

In Africa avevo accompagnato tante persone che agonizzavano nelle capanne di fango e lamiere.

Era gente semplice che non sapeva nulla su Dio e che magari non aveva mai visto una chiesa.

A loro bastava raccontare storie vere e subito vivevano gli stessi sentimenti di Gesù.

Famiglia, forza di salvezza

Ascoltando Claudio e Giusi, mi rendevo conto che tutti in famiglia sapevano della condizione del padre: anche i figli, tre quarantenni per tanti aspetti simili ai loro coetanei. Però si muovevano guidati da uno spirito di famiglia che, con il passare dei giorni, si rivelava un’autentica forza di salvezza.

Il primogenito Mauro, ad esempio, è titolare di un “centro benessere”. Ma ogni sera si metteva in autostrada per dare la “buona notte” a suo padre. La domenica tornava con moglie e figlie; pranzavano con i nonni e insieme si ritrovavano a parlare di vita e di morte.

Cinzia, la figlia, è separata e lavora come animatrice in una “radio commerciale”. Alla notizia, Cinzia si era presa un periodo di ferie. Arrivava a casa dei genitori con il suo compagno, tecnico informatico. Un giorno, Cinzia e sua mamma mi hanno indicato la crocetta d’oro che Claudio portava al collo: “È la croce di battesimo di sua mamma… Padre Lino, ci aiuti ad accompagnarlo!”.

Infine Marco, il terzogenito, era riuscito a fermarsi solo pochi giorni, preso come era dalla separazione dalla moglie. Sempre spettinato, guardava il papà e i suoi occhi si riempivano di lacrime…

Il desiderio di Brigitte

Dopo due settimane, Claudio mutò improvvisamente umore. Cominciò a colpevolizzare tutti di avergli taciuto il suo male. “Papà, la tua non è una resa. Lasciati guidare dal cuore. Noi siamo felici se tu vai a vivere per sempre con il Signore, non solo nei nostri pensieri”.

Il filo dei giorni si era sgomitolato quasi del tutto e il sonno dominava ogni resistenza di Claudio. Ma lui aveva prevenuto i suoi angeli custodi: “Quando p. Lino arriva, svegliatemi; deve concludere la storia di Brigitte”.

Brigitte era una ragazza africana. Prima di morire di un male incurabile, mi aveva espresso il desiderio di essere accompagnata un’ultima volta al mercato del villaggio. Si sedette sul vecchio fuoristrada e mentre passavamo tra i colori e gli odori del misero mercato,

mi confidò: “Prima di andare in paradiso, potrò regalare la mia vita a Gesù per questi miei amici?”.

La sera avevo concluso con Claudio il racconto della storia di Brigitte. Il giorno dopo celebravo una Messa a Grandate. Mentre recitavo il Padre Nostro, mi sentii investito da una gioia incontenibile.

Era quello il momento in cui Claudio entrava nella Pasqua di Cristo.



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