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Una lunga vita da campione: P. Angelo Berton, 80 anni

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Abbiamo celebrato da poco i 50 anni di ordinazione sacerdotale di p. Angelo Berton ed ecco arrivare un'altra data significativa: gli 80 anni di vita compiuti il 26 febbraio 2012. Senza dubbio è un bel traguardo, raggiunto attraverso un cammino lungo e vario, trascorso nel servizio di Dio e degli altri, in Italia e nel cuore dell'Africa. Ecco cosa ci racconta di lui p. Michele D'Erchie, quasi coetaneo di p. Angelo e con tanti anni di lavoro missionario insieme.

Non è facile sintetizzare la vita di padre Angelo fino alla tappa significativa degli 80 anni. È stata ed è una vita spesa senza risparmi, al servizio della missione in Africa e in Italia, in un ministero fruttuoso e nelle attività di sviluppo sociale. Ma possiamo cercare di coglierne almeno alcuni dettagli.

In Congo con la guerra civile

Padre Angelo ha lavorato in Africa per 22 anni. Il primo approdo è stato in agosto del 1965 in Burundi, per riattivare la lingua francese sotto la guida di un professore belga. Dopo pochi mesi raggiunge Bukavu, capoluogo della regione congolese del Kivu, per studiare la lingua africana più diffusa nell'Africa centrale: il swahili, strumento indispensabile per mettersi a servizio della gente e farsi capire. Rimane a Bukavu in attesa di essere destinato a una missione; intanto assiste i ragazzi abbandonati.

Durante la guerra civile, verso la fine del 1965, insieme al confratello p. Aldo Vagni, tenta di raggiungere Uvira, una cittadina a 80 chilometri a sud di Bukavu, in riva al lago Tanganika, dove sorgeva il centro della giovane diocesi affidata ai missionari saveriani. Ma trovano la strada sbarrata dai ribelli mulelisti, che seminano terrore e distruzione in tutto il sud del Kivu: un palo di legno poggiato su due mucchi di teschi umani. Un orrore!

Ci voleva molto coraggio per avanzare, sapendo che nel novembre dell'anno precedente erano stati uccisi a Baraka e a Fizi, a sud di Uvira, tre saveriani e un sacerdote congolese. Ma l'umile implorazione di p. Aldo e p. Angelo è riuscita a farsi aprire un varco per andare a verificare ciò che restava del centro diocesano: tante rovine in un mare di sporcizia e di erbacce. Quanta fatica per renderlo nuovamente accogliente!

La meccanica nel sangue

Da Uvira, insieme a p. Giuseppe Arrigoni, p. Angelo passa a Kitutu, a circa 280 chilometri di distanza, per abitare in una capanna indigena e iniziare il lavoro di costruzione di una nuova missione, compreso un campo di atterraggio per il piccolo aereo della diocesi, dove p. Angelo pensava pure lui di atterrare. Aveva infatti conseguito il brevetto da pilota nella sede dell'aviazione civile di Torino. Ma quando non si poteva volare, la strada da Kitutu a Uvira era da incubo! Anch'io l'ho percorsa più volte in cinque anni.

Nel 1971 p. Angelo torna a Uvira per aiutare l'economo diocesano, soprattutto per il rifornimento dei viveri e del materiale necessario alle diverse missioni della diocesi, disseminate su un territorio vasto più o meno come la nostra Sicilia. Per fortuna, p. Angelo ha la meccanica nel sangue e riesce a cavarsela anche su strade impossibili, prive di qualsiasi distributore e di mezzi di soccorso. Partiva sempre fornito di filo di ferro, elastici, corde di vario spessore, con una cassetta di attrezzi e gasolio abbondante, pronto per ogni evenienza.

A Uvira p. Angelo aiuta non solo l'economo ma anche il vescovo, durante le sue complicate visite pastorali. Da Uvira il missionario si sposta poi a Kavimvira, per completare la costruzione del centro di formazione dei catechisti della diocesi.



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