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Un anno d’attività missionarie: A Jugumta, Camerun

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Ho pensato di mandarvi qualche notizia con un piccolo bilancio delle attività e degli avvenimenti di quest'anno. In Camerun l'anno pastorale termina alla fine di maggio. La pausa delle attività parrocchiali coincide con la stagione delle piogge, quando la gente ha bisogno di essere libera per lavorare nei campi.

La festa del raccolto

La prima parte dell'anno pastorale - da settembre a Natale - è sempre dedicata alla visita delle comunità cristiane. È un momento importante per incontrarsi e risolvere i problemi... Infatti, avere 23 comunità sparse nella savana non permette una presenza costante del missionario in tutti i villaggi. La parrocchia è divisa in tre settori; naturalmente sono i centri di settore a essere privilegiati, dove la presenza settimanale è assicurata.

La visita è anche occasione di condivisione dei beni per la vita del sacerdote e degli animatori pastorali (due ricevono un piccolo stipendio mensile per i nove mesi di servizio). Durante la festa del raccolto, la gente offre in natura quanto è necessario alla vita della parrocchia. Quest'anno abbiamo raccolto 48 sacchi di miglio, più arachidi, fagioli e altri prodotti, che abbiamo venduto in luglio, dando una parte del ricavato alla diocesi. In tal modo, la vita della parrocchia è garantita dalle entrate locali.

I battesimi di Pasqua

La seconda parte dell'anno pastorale è sempre contrassegnata dalla preparazione al battesimo. Il catecumenato dura cinque anni e la quaresima costituisce l'ultima tappa per coloro che saranno battezzati a Pasqua. A questi si aggiunge un certo numero di prime Comunioni per i figli dei cristiani battezzati da bambini.

La veglia pasquale è ogni anno il culmine delle celebrazioni. È lunga, ma non stanca, perché vissuta intensamente. Con 82 battesimi nel battistero costruito lo scorso anno all'interno della chiesa, 82 unzioni e la consegna della luce si va avanti per ore, mentre la folla canta, danza e il grande fuoco illumina la notte della savana... Ogni anno è un'emozione che si rinnova, qualcosa per cui vale proprio la pena lavorare tanto.

L'assistenza ai malati

Anche quest'anno siamo stati impegnati nell'assistenza e nell'aiuto delle persone sieropositive o malate di Aids. Abbiamo a carico 31 orfani e sette malati. In realtà sono solo una piccola minoranza rispetto ai casi reali, ma purtroppo molti si nascondono per paura di essere scacciati dalla famiglia, e così non possono essere aiutati.

Quella dell'Aids è una realtà che sta facendo grandi danni, lasciando un gran numero di bambini privi di sostegno. Noi cerchiamo, per quel che possiamo, di mandarli a scuola, di pagare le cure in caso di malattia e di garantire un po' di miglio per il nutrimento. Un gruppo di cristiani della parrocchia si occupa di questo servizio con lo spirito del "buon samaritano".

L'iniziazione tribale

Dall'anno scorso, la popolazione masa ha riportato in auge l'iniziazione tribale, assente dal 1968, dopo la proibizione del governo. Purtroppo, ciò ha comportato l'assenza degli studenti dalla scuola e per molti la perdita dell'anno scolastico. Noi abbiamo chiesto una "modernizzazione" di questa pratica in modo che avvenga durante il tempo delle vacanze di Pasqua; ma le autorità tradizionali e i genitori hanno fatto come in passato.

Inoltre, un'epidemia di polmonite ha colpito i neo iniziati provocando un'ottantina di decessi. La maggior parte dei cristiani ha rifiutato di partecipare a questa pratica, incompatibile con la fede in Gesù e con l'iniziazione ricevuta dal battesimo. La nostra scuola elementare è l'unica ad aver continuato con l'insegnamento e nessuno dei nostri alunni ha perso l'anno scolastico.

Se lasciare è un successo...

Questo è l'ultimo anno che trascorro nella missione di Jugumta. Un prete diocesano dovrebbe prendere il mio posto dopo la Pasqua del 2011. È una tappa importante nella nostra vita di missionari.

Il nostro scopo, infatti, non è rimanere per sempre, ma cominciare l'annuncio del vangelo, far nascere le comunità cristiane e poi lasciare il posto al clero locale quando si sente pronto. Per la nostra vocazione missionaria lasciare il posto non è uno smacco, ma un segno di riuscita.

Il mio prossimo incarico sarà quello di direttore di un centro culturale e museale che sta sorgendo nella cittadina di Yagoua, sede della diocesi. Si tratta di un progetto pensato già alcuni anni fa come servizio alle popolazioni locali per la conservazione e valorizzazione delle culture della zona. È un centro di dialogo interculturale e interreligioso, dedicato soprattutto alle giovani generazioni.

Ci troviamo, infatti, in un mondo in rapido cambiamento, influenzato dalla globalizzazione, ma ancora ben ancorato nella tradizione, con grandi rischi di degenerazione. Noi missionari vogliamo dare una mano a quest'opera, lanciando l'iniziativa e formando quelli che poi occuperanno il nostro posto.

Spero di avervi dato un'idea delle nostre attività in questo lembo d'Africa... Ricordateci nella preghiera. Grazie!



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