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Il grande missionario nato 500 anni fa

Padre Rino Benzoni è superiore generale dei missionari saveriani. Lo ringraziamo per questa sua bella riflessione e per gli auguri, che ricambiamo.

Il 7 aprile 2006 ricorre il 500° anniversario della nascita di san Francesco Saverio. Proprio per questo, abbiamo pensato di celebrare un anno speciale, che chiamiamo “anno saveriano”. Va dal 3 dicembre 2005 al 3 dicembre 2006, festa liturgica del Saverio.

Ma ci domandiamo: cosa può significare questo anniversario oggi per noi saveriani, che di questo santo portiamo il nome? E cosa può significare per i nostri amici?

Un’occasione propizia

Il nome, lo sappiamo, può essere un semplice modo convenzionale per chiamare una cosa o una persona. In fondo, sarebbe indifferente che uno si chiami in un modo oppure in un altro. Basta mettersi d’accordo! Ma il nome può anche essere qualcosa che definisce l’identità di una persona, diversa da ogni altra, unica e irripetibile. Secondo il detto latino nomen est homen: il nome è l’uomo.

Da qui derivano anche due possibili atteggiamenti dei saveriani e dei loro amici di fronte al 500° anniversario della nascita di san Francesco Saverio, patrono delle missioni e dei saveriani. Potremmo prenderlo come una semplice ricorrenza, un fatto convenzionale. In fondo, cosa cambierà in questo 2006 rispetto agli anni precedenti?

Ma potrebbe anche essere un’occasione propizia per conoscere meglio questa grande persona che ha segnato la storia della missione, della chiesa e della società, non solo del suo tempo, ma anche in seguito. Soprattutto può essere ancora una volta l’occasione per interrogarci su noi stessi e sulla missione che siamo chiamati a svolgere e che ci è stata affidata.

Saverio, missionario modello

Certo i tempi sono cambiati radicalmente. Certe motivazioni che hanno spinto san Francesco Saverio e certi modi di fare missione della sua epoca, oggi non sono più proponibili. Ma non è cambiato il bisogno dell’uomo di conoscere il vero Dio, come solo Gesù ha potuto farci conoscere. Non è cambiata la disponibilità ad accoglierlo, quando questo Dio Padre è annunciato.

Non è cambiato nemmeno lo strumento principale per questo annuncio e cioè, la testimonianza fatta con la vita, più che con le parole. L’incontro con Gesù, infatti, ha cambiato profondamente la vita di colui che lo annuncia e l’ha riempita di significato. Non per nulla, san Francesco è dovuto passare anche lui attraverso una conversione.

Il suo grande zelo missionario

E poi dobbiamo ricordare tutto quello che ha “operato e patito per dilatare il regno di Dio”. Potremmo dire con una parola, un po’ fuori moda, ma che appare come la caratteristica principale di san Francesco Saverio: il suo grande zelo missionario. Ancora oggi colpisce la sua instancabile attività, come in undici anni sia riuscito a visitare tanti paesi, con i mezzi di trasporto di allora e in mezzo a tanti pericoli; e sia riuscito a fondare tante e fiorenti comunità che hanno saputo resistere all’usura del tempo.

Scriveva: “Domandai a Dio nostro Signore, durante questa tempesta, che se ne fossi stato liberato, lo fossi solo per poter affrontare tempeste altrettanto forti e ancor più forti, per il suo maggior servizio”. E oltre a queste fatiche e pericoli, le disillusioni, gli imbrogli, i bastoni tra le ruote che gli ponevano i cristiani stessi - i colonizzatori e mercanti portoghesi - con i loro cattivi esempi. Di questi scriveva: “È a causa loro che non avanziamo”.

Non era un avventuriero!

San Francesco Saverio non era un avventuriero. Non erano le ricchezze che cercava e neppure il successo nella vita. Non lo spingeva la voglia turistica di viaggiare né il semplice desiderio culturale di conoscere nuovi popoli. Scriveva: “Vivere in terra senza gustare Dio, non è vita, ma una morte continua”. Ciò che lo sosteneva e spingeva era l’amore di Dio, gustato e coltivato.

Un testimone ha scritto su di lui: ”Durante il giorno apparteneva interamente agli uomini. La notte apparteneva interamente a Dio”. Quindi ancora una volta, anche nel missionario, appare chiara la legge fondamentale della vita cristiana: non si può amare totalmente gli uomini, i poveri in particolare, se questo amore non è alimentato e sostenuto dall’amore di Dio.                                



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