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Speciale Calendario 2006, Anno Saveriano

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Saverio Foto 007Gennaio: Missionario di Cristo

Saverio, modello dei missionari

San Francesco Saverio, il grande missionario dell’Oriente dei tempi moderni, è il santo patrono delle missioni. È anche il modello che il beato Conforti ha voluto dare alla famiglia missionaria da lui fondata, chiamandola “Società di san Francesco Saverio. Per questo, i missionari del Conforti si chiamano “saveriani”.

Ci sono due immagini classiche del Saverio. Un’immagine lo presenta mentre parte per le Indie con in mano il breviario. L’altra immagine lo ritrae mentre cerca i poveri e i malati per annunciare il vangelo di Gesù Cristo oppure sulle spiagge delle Indie, mentre raduna i giovani suonando una campanella, per portarli a pregare il Signore. La prima immagine esprime il segreto del suo apostolato: la spiritualità e la preghiera; la seconda esprime il suo metodo di vivere e attuare la missione tra le genti.

Preghiera del Saverio

O Dio, creatore e signore dell’universo, tu hai creato l’uomo a tua immagine e somiglianza e lo hai redento con il sangue prezioso del tuo Figlio. Guarda quanti ancora non ti conoscono e, per intercessione dei santi e della chiesa, non permettere che rimangano più a lungo lontani da Gesù, nostro Signore. Tu che sei misericordioso, perdona ogni idolatria e infedeltà, e fa che tutti conoscano colui che tu hai inviato, Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore. Egli è nostra vita, salvezza e risurrezione; da lui siamo stati liberati e redenti; a lui sia gloria per tutti i secoli. Amen.

La testimonianza: “Si occupava personalmente di tutti gli infelici, li curava e ascoltava le loro confessioni. Non si concedeva riposo e faceva tutto con grande gioia. Tutti lo consideravano un santo” (C. Sarajva).


Saverio Febbraio2006Febbraio. Pellegrini del vangelo

Il pellegrinaggio saveriano

In Spagna, lo chiamano “Javierada”. Ogni anno, migliaia di pellegrini, soprattutto giovani, si recano fino al castello di Javier, nella Navarra spagnola, ai confini con i Pirenei. Percorrono a piedi centinaia di chilometri, come faceva Francesco Saverio e i suoi “compagni di Gesù”.

I pellegrini portano con sé una semplice croce, manifestando la fede in Cristo, salvatore dell’umanità. È un pellegrinaggio missionario, con forte impegno verso i valori evangelici di giustizia, amore e pace, nei cuori e nel mondo intero.

Non tutti possiamo recarci in Spagna. Ma possiamo proporre di organizzare il “pellegrinaggio saveriano” nelle nostre parrocchie e contrade, pregando per tutti i missionari che ancora oggi testimoniano il vangelo di Gesù in mezzo ai popoli.

Nei suoi spostamenti, il Saverio preferiva andare a piedi: da Parigi a Venezia e a Roma, e anche in missione. Avendo deciso di praticare la povertà nel modo più radicale, non portava con sé denaro o provviste, confidando nella Provvidenza. Durante il cammino, Saverio e compagni pregavano, meditavano, chiedevano l’elemosina, predicavano il vangelo e si prendevano cura dei malati e dei bisognosi.

Preghiera: Signore, benedici noi tuoi figli, mentre compiamo il pellegrinaggio della vita. Tu accompagnaci nel viaggio, ispira i nostri pensieri e dirigi i nostri passi con la tua grazia. Amen.


Saverio Marzo2006Marzo. Per amore dell’umanità

Il crocifisso sorridente

Sotto la torre del castello di Javier c’è la chiesa della famiglia Saverio. Sulla parete spicca il grande “Crocifisso che sorride”. Ai due lati, alcuni scheletri si muovono grottescamente sul fondo scuro: è la danza della morte. Sulla croce, il volto del Cristo ha un’espressione dolce, naturale, quasi divertita. Con un sorriso enigmatico, sembra ripeterci: “Non temete; io ho vinto la morte!”.

Secondo la tradizione, il Crocifisso del castello emanò sudore di sangue nel momento in cui il missionario Francesco moriva, guardando verso la grande Cina. Saverio è sempre raffigurato con il Crocifisso, nella mano oppure sul petto. Era il suo inseparabile Compagno di missione.

Il fonte battesimale, dove il Saverio diventò figlio di Dio, è conservato nella vicina chiesa parrocchiale.

Novena della Grazia:

Caro san Francesco Saverio, con te adoro Dio Padre, ringraziandolo per i grandi doni di grazia che ti ha concesso durante la vita e per la gloria di cui godi in cielo. Ti supplico con tutto il cuore: intercedi presso il Signore, perché mi dia la grazia di cooperare alla salvezza di tutti gli uomini e, in particolare, di vivere e morire santamente. Mi conceda anche la grazia di cui ho bisogno in questo momento ..........., secondo la sua volontà e la sua maggior gloria. Amen.

* Dal 4 al 12 marzo, preghiamo la “Novena della Grazia”. Ricorda la guarigione miracolosa di p. Marcello Mastrilli (4 gennaio 1633). In visione, il santo gli disse: “Sei sano. Ringrazia Dio e, in segno di adorazione, bacia le cinque piaghe del Crocifisso”.


Saverio Aprile2006Aprile. Il mondo e la tua anima

L’amicizia fa miracoli!

A 19 anni, Saverio valica i Pirenei e va a studiare all’università La Sorbona. Rimane a Parigi undici anni. Nutre grandi ambizioni e fa vita allegra con gli amici. Ma un giorno incontra Ignazio di Loyola, 16 anni più grande di lui. I Loyola e i Saverio erano due famiglie nobili nemiche. Ignazio, ferito in battaglia, si era convertito. A Parigi, segue da vicino Francesco e lo martella con una domanda: “Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la sua anima?”.

Sono parole scritte nel vangelo. La domanda di Gesù è ora rivolta al Saverio, che cede e si lascia conquistare. I nemici diventano amici per la pelle: per salvare la propria anima e portare tante altre anime a Cristo. Con altri cinque amici, salgono sulla collina di Montmartre e fanno voto di dedicarsi alla predicazione del vangelo in Terra santa, nella terra di Gesù.

Dall’India, Saverio scrive all’amico Ignazio: “Molti studenti, meditando le cose divine, si disporrebbero ad ascoltare quanto il Signore dice al loro cuore e, messe da parte le loro brame e gli affari umani, si metterebbero totalmente a disposizione della volontà di Dio. Griderebbero certo dal profondo del cuore: Signore, eccomi; che cosa vuoi che io faccia? Mandami dove vuoi” .

L’insegnamento: “Dio non ha voluto perderci. Ha voluto istruirci e farci conoscere, per esperienza, quanto siamo deboli quando ci appoggiamo sulle nostre forze o su aiuti umani. Riponete tutta la vostra fiducia in Dio”.


Saverio Maggio2006Maggio. Con i compagni di Gesù

Prepararsi bene alla missione

Il Saverio passa nella regione veneta nel 1537. Arriva con “i compagni” il 6 gennaio da Parigi, con l’intenzione di imbarcarsi per la Terra santa. Rimane fino a metà ottobre, eccetto la pausa romana di un mese e mezzo.

A Venezia il Saverio vive a “La Trinità”, dove ora sorge il seminario patriarcale e la chiesa Santa Maria della Salute. Il 24 giugno è ordinato sacerdote.

Trascorre tutta l’estate a Monselice (PD), in ritiro spirituale e dedicandosi alla predicazione. A fine settembre, il Saverio è a Vicenza e celebra la prima santa Messa nella chiesa del monastero diroccato di san Pietro, non lontano dalla casa attuale dei missionari saveriani. Proprio a Vicenza, i sette amici decidono di chiamarsi “Compagni di Gesù”, anche se la gente li chiama “gesuiti”.

Tra gli splendidi palazzi e i ricchi mercati di Venezia, il Saverio si dedica invece a servire gli appestati e assistere gli indigenti nell’ospedale degli incurabili. Mentre pulisce la schiena putrida di un malato, prova un impulso di nausea. Per vincerla, si mette in bocca le dita sporche di pus.

Nella piazza principale di Monselice, il Saverio sale su una panchina, agita il cappello per richiamare l’attenzione dei passanti e si mette a predicare alla gente.

L’insegnamento: “Come l’abitudine nel vizio corrompe e perverte la natura, così la mancanza della preghiera soffoca e distrugge, poco a poco, la nostra vita interiore”.


Saverio Giugno2006Giugno. Per andare dovunque

Il braccio destro del Saverio

Il Saverio trascorre a Roma oltre due anni, tra il 1537 e il 1540. Insieme ai “compagni”, passa il tempo a pregare, predicare, istruire i bambini, servire i malati e a chiedere la carità, per i bisogni propri e altrui.

Il 3 aprile 1537, invitato alla disputa teologica con cardinali e teologi davanti a Papa Paolo III, a Castel Sant’Angelo, il Saverio impressiona tutti per vivacità, sagacia e modestia. Il Papa gli fa una generosa offerta, che i cardinali raddoppiano. A Roma, i “compagni di Gesù” fanno voto di obbedienza al Papa, disposti ad andare dovunque egli vorrà, per essere utili alla chiesa.

Il Saverio ha un posto tra le statue del colonnato del Bernini. Nella chiesa del Gesù, a Roma, è conservato il “braccio destro” del santo missionario, che aveva mostrato il Crocifisso alle genti e aveva tanto battezzato.

Fin dall’inizio, i “compagni di Gesù” si sono prodigati nelle situazioni più difficili e di emergenza in luoghi anche distanti. Ma si erano messi d’accordo di scriversi spesso. Chi era in Italia, scriveva ogni settimana; chi era altrove, ogni mese, per informare i superiori sulla loro attività e situazione. Un segretario leggeva le lettere, rispondeva a tutti e faceva circolare le notizie agli altri. Il primo segretario fu proprio il Saverio.

L’alternativa - Paolo III dice ai gesuiti: “La Gerusalemme vera e buona è l’Italia, se desiderate portare frutto nella chiesa di Dio” (1538). Leone XIII dice al Conforti: “So che volevate andare in Cina; ebbene, Ravenna è la Cina d’Italia” (1902).


Saverio Luglio2006Luglio. Eccomi sono pronto

Dieci volte il giro del mondo!

Il re del Portogallo chiede al Papa missionari per le colonie delle Indie. Il Papa è d’accordo, ma non se la sente di decidere sulla vita degli altri, visto che metà di chi salpava moriva in viaggio. Due gesuiti sono pronti per l’incognito destino, ma uno si ammala. Ignazio è costretto a sostituirlo con il Saverio. Così inizia la sua grande avventura missionaria.

Il Saverio parte da Roma per il Portogallo, il 15 marzo 1540, sostando a Loreto, Bologna e Torino. Salpa da Lisbona il 7 aprile 1541: compiva 35 anni. Da Lisbona all’India; dall’India alle Molucche e ritorno; dall’India al Giappone e ritorno; dall’India alla Cina: i suoi quattro viaggi più lunghi e rischiosi. In undici anni di missione, il Saverio ha percorso oltre 100mila chilometri: dieci volte il giro del mondo!

Ignazio comunica al Saverio che avrebbe dovuto partire il giorno dopo. Saverio è felice e gli risponde con queste semplici parole: “Eccomi qui, padre; sono pronto”. Va a ricevere la benedizione del Papa in Vaticano, saluta gli amici, prepara il bagaglio, riposa la notte e al mattino parte per Lisbona. Il suo volto era trasfigurato da un lampo di gioia: si stava avverando l’ardente desiderio della sua anima.

L’addio all’amico - Da Bologna, Saverio scrive a Roma all’amico Ignazio: “In questo mondo, penso, non ci incontreremo più, se non per lettera. Ma nell’altro mondo ci rivedremo faccia a faccia, con profonde effusioni di amicizia”.


Saverio Agosto2006Agosto. L’Africa tutt’intorno

A contatto con il mondo islamico

Per arrivare alle Indie dall’Europa, non c’era altra via che circumnavigare l’Africa. Una traversata interminabile: ben tredici mesi di navigazione e di soste forzate. Nel viaggio, il Saverio ha fatto scalo in tre isole: isola di Mozambico, isola di Malindi in Kenya, isola di Socotra nel golfo di Aden. La permanenza più lunga è stata in Mozambico: ben sette mesi, da agosto 1541 al febbraio seguente. Il viaggio fu interrotto a causa della stagione monsonica.

La maggioranza della popolazione nelle tre isole era, ed è tutt’ora, di religione musulmana. I popoli arabi sono stati grandi navigatori e commercianti. Sulle coste avevano stabilito le loro fortificazioni come punti di mercato: mercato di schiavi e di merci, da esportare nel resto del mondo.

Una chiesetta segnala i luoghi dove ha sostato il santo missionario.

Dall’Africa, il Saverio scrive: “I portoghesi hanno elevato una grande croce di pietra. Dio sa quale gioia provai nel vederla, in questo paese di musulmani. Ho sepolto un uomo che era morto sulla nostra nave e i musulmani sono rimasti bene impressionati dagli onori che noi cristiani tributiamo ai nostri morti. Un musulmano mi ha chiesto se le nostre chiese sono frequentate molto e se i fedeli pregano con devozione. Mi ha detto che nella sua comunità la pietà era in ribasso”.

L’insegnamento: “Il demonio della sfiducia fa sì che molti di coloro che hanno iniziato a servire Dio, conducano una vita triste e inquieta, senza avanzare generosamente nel cammino della perfezione, portando il giogo della croce di Gesù Cristo”.


Saverio Settembre2006Settembre. Il pescatore di anime

L’apostolo dell’India

La prima meta missionaria del Saverio è stata l’India. Il 6 maggio 1542, la nave approda a Goa, capitale dell’impero coloniale portoghese. Il Saverio era “legato pontificio”, cioè inviato speciale del Papa. Ma si presenta subito al vescovo, affermando che “nulla avrebbe fatto senza la sua approvazione”. Il vescovo francescano, vedendo tanta umiltà e obbedienza, abbraccia il Saverio con grande amore e gli dice di fare tutto il possibile per predicare il vangelo di Cristo tra i popoli dell’Asia, secondo le intenzioni del Papa.

Il Saverio è un missionario instancabile: dopo Goa, si rimette in viaggio spingendosi fino al sud India, alla costa dei pescatori di perle, passa per Formosa - l’attuale Sri Lanka - e risale fino a Madras, per pregare sulla tomba dell’apostolo Tommaso. Con un campanello, raduna la gente e predica l’amore di Cristo crocifisso.

Dall’India, Saverio scrive: “Da quando sono sbarcato, non mi sono fermato un istante. Percorro con assiduità. Mi assedia una folla di ragazzi, che non mi lasciano tempo per pregare né per mangiare né per riposare, finché non ho loro insegnato qualche preghiera. Ho cominciato a capire che a loro appartiene il regno dei cieli. Perciò, cominciando dal nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, ho insegnato loro il Credo, il Padre nostro e l’Ave Maria...”.

La testimonianza: “In India, quando uno si ammala, sia egli hindu o musulmano, noi invochiamo il nome di san Francesco Saverio”, così affermò Indira Gandhi davanti alla televisione spagnola, nel 1976.


Saverio Ottobre2006Ottobre. Inviate tanti missionari

La cortesia del granchio Cristoforo

Per un anno e mezzo (1546-47), il Saverio viaggia nell’immenso arcipelago delle Molucche, in mezzo a rischi e pericoli di ogni genere. Da Goa va fino a Malacca, il porto commerciale della Malesia. Da lì, sfiorando Giava, si spinge fino alle famose “isole delle spezie”, dove i mercanti si contendevano chiodi di garofano e noci moscate: Amboino, Seram e Ternate. E si avventura fino all’isola di Morotai, pur sapendo a cosa va incontro: “è un luogo molto pericoloso, poiché gli indigeni sono malvagi e mettono diversi veleni nel cibo e nelle bevande. Ho deciso di andarvi io stesso, per aiutarli nei loro bisogni spirituali e per battezzare i loro figli”.

Durante una tempesta, il Saverio perde il Crocifisso in mare. Il giorno seguente, sulla spiaggia di Seram, un granchio glielo restituisce, stringendolo nelle sue chele.

Da Malacca, il Saverio lancia un pressante appello. “Ho ricevuto molte lettere, che mi hanno dato la più grande consolazione. Le rileggo così spesso che mi sembra di essere con voi, o che voi siate qui con me, in spirito. Miei cari fratelli, vi prego, per amore di Dio, di mandare ogni anno molti missionari. Ce n’è tanto bisogno qui. Non è essenziale che abbiano una grande cultura, purché abbiano radici profonde nella vita spirituale”.

L’insegnamento: “Sento che debbo fare sacrificio della mia vita materiale per il bene spirituale del mio prossimo. Ponendo tutta la mia fiducia in Dio nostro Signore, sono disposto al pericolo e alla morte”.


Saverio Novembre2006Novembre. Immerso nella cultura

Nell’impero del Sol levante

Saverio riparte dall’India per il suo terzo grande viaggio, verso il Giappone. Sbarca a Kagoshima il 15 agosto 1549 e rimane in Giappone due anni e tre mesi, fino a novembre del 1551. Anche qui, il missionario è sempre in movimento: visita cinque grandi città, cerca contatti con la gente, con i bonzi, i samurai e anche con “i potenti” del luogo affinché non creino ostacoli alla sua missione. Arriva anche alla capitale, l’odierna Kyoto, per chiedere all’imperatore il permesso di predicare il vangelo. Impara qualche frase in giapponese e segue la traduzione del catechismo.

Il Saverio fa parte della storia del Giappone. Steli e monumenti sono conservati nei luoghi pubblici, a ricordo delle sue visite. È considerato il primo europeo che ha conosciuto e fatto conoscere la cultura giapponese nel mondo.

Il bagaglio di Francesco, nei suoi lunghi viaggi missionari, per terra e per mare, era molto semplice: tutto l’occorrente per celebrare la Messa e qualche libro. Soprattutto, non mancavano mai due libri: l’antologia della bibbia e degli scritti dei padri della chiesa e il breviario. Così il missionario si nutriva spiritualmente dell’Eucaristia, della Parola di Dio e dell’insegnamento della chiesa. Il Crocifisso l’aveva sempre sul petto. E non mancavano carta e penna... per scrivere lettere.

L’insegnamento: “Cerca di essere umile, poiché senza la vera umiltà non sarai mai capace di crescere spiritualmente né di aiutare gli altri né di essere gradito a Dio. Chi è orgoglioso non fa mai bene ad alcuno”.


Saverio Dicembre2006Dicembre. Raccogliamo il sogno

Alle porte della grande Cina

Saverio desidera entrare in Cina per predicarvi il vangelo. Prepara il piano nei minimi dettagli, ma tutto va storto. Sarebbe disposto a entrare come clandestino, con il rischio di essere catturato e torturato. Riesce ad arrivare fino alla piccola isola di Sanchan, a soli dieci chilometri dalla costa cinese. Con lui c’è Antonio, un giovane cinese. Saverio è assalito dalla febbre. Steso sul giaciglio, guarda al Crocifisso, offre la sua vita e prega, nominando gli altri suoi “compagni di Gesù”.

Sognando la grande Cina, spira il mattino del 3 dicembre 1552. A 42 anni, aveva vissuto intensamente.

L’eredità del Saverio, da allora, è stata raccolta da tanti missionari.

È stato anche il pensiero del Conforti: riprendere da dove il sogno del Saverio si era interrotto. Quando il Signore aprirà le porte della Cina, i missionari saranno pronti.

La testimonianza del beato Conforti: “Il Saverio fu tutto di Dio nello zelo per la sua gloria, tutto del prossimo nel procurarne la salvezza, e tutto di se stesso nel cercare di santificarsi. Ispiriamoci agli esempi del Saverio e ricordiamo sempre che se vogliamo essere degni apostoli del vangelo, noi pure dobbiamo essere tutti di Dio, del prossimo e di noi stessi. In questo modo soltanto potremo dare a Dio tutta la gloria che gli è dovuta” (1923).

Il testamento:

“Milioni di persone si convertirebbero senza difficoltà se ci fossero molte persone ad occuparsi più degli interessi di Gesù Cristo che del proprio interesse”.



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