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Don Arrigo Grendele, direttore del Centro missionario diocesano di Vicenza, con questa intervista aiuta i saveriani della comunità di Vicenza nel loro servizio di animazione missionaria nella nostra diocesi.

Grazie a don Arrigo e a chi, seguendo il suo esempio, vorrà offrire ai missionari opportuni suggerimenti per migliorare sempre di più la nostra presenza nel territorio.

Possiamo migliorare nell'animazione missionaria?

La casa dei saveriani in viale Trento è già di per sé una presenza preziosa per l’accoglienza cordiale che offre alle principali attività del Centro missionario diocesano (convegni, incontri, commissioni, formazione giovani …) e di altre strutture diocesane (Caritas, S. Vincenzo…). Tutto questo ne fa un punto di riferimento importante.

Forse rimane un po' troppo nell’ombra - e poco valorizzata - la grande ricchezza di esperienza missionaria che portano con sé i saveriani anziani qui ospitati e che potrebbero essere “testimoni viventi” della missione per i ragazzi e i giovani delle parrocchie.

Con chi dovremmo collaborare di più?

Data l’età media abbastanza elevata dei componenti dei gruppi missionari tradizionali, suggerirei di concentrare ancor di più l’attenzione nell’accompagnare i giovani che esprimono grande sensibilità verso le tematiche della giustizia, della mondialità, della pace, di stili di vita compatibili con la cura del creato. I missionari hanno molte cose da dire al riguardo, e sono credibili davanti ai giovani…

Quindi più coinvolti nella pastorale giovanile e vocazionale?

Sì. Per contribuire a far diventare lo “sguardo missionario” parte integrante di ogni proposta formativa della comunità cristiana. È prezioso il servizio svolto da tanto tempo nella preparazione e nell’accompagnamento dei giovani che chiedono di vivere esperienze di condivisione con i missionari, soprattutto durante l’estate. Rischia però di restare un servizio “di nicchia”. Ma questa domanda coinvolge tutti i responsabili della Pastorale diocesana, non solo il centro Missionario.

Come possiamo condividere le nostre forze limitate?

Compatibilmente con le esigenze e le possibilità sia dei singoli missionari, sia delle loro comunità di appartenenza, si potrebbero forse organizzare meglio i periodi di rientro per vacanza o per cura: il mese missionario di ottobre - che è un’occasione importante - molto spesso è “sguarnito”, perché i missionari ripartono quasi sempre alla fine dell’estate.

Il Centro missionario inoltre non viene quasi mai informato (se non per iniziativa del singolo) sui rientri, sulle presenze, sui cambi…

In questo modo anche le presenze “occasionali”, potrebbero essere meglio valorizzate.

Grazie, don Arrigo, dei suggerimenti, nella speranza che i saveriani, programmando il nuovo anno, riescano a corrispondere più generosamente alle aspettative del Centro missionario.



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