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È importante tornare alla sobrietà

Ogni anno, con puntualità, arriva il Natale. Anzi, lui arriva sempre il 25, però le avvisaglie anticipano sempre di molto questa data: pubblicità, luci nelle strade, corse ai regali. Natale diventa sempre di più sinonimo di…

La colpa è nostra!

Qualcuno si chiede cosa c’entri tutto questo con il ricordo della nascita di Gesù. Anche in Giappone, dove i cristiani sono solo lo 0,01 per cento, il Natale è uguale al nostro, con colori, luci e regali. Non possiamo scaricarci la coscienza dando la colpa ai commercianti, che fanno i loro affari.

Forse la colpa è un po’ di noi cristiani che abbiamo lasciato campo libero a questa mentalità. Forse, ci siamo lasciati coinvolgere un po’ alla volta dal consumismo perdendo qualcosa che era proprio “nostro”.

Con questo non voglio dire che tutto è negativo. Fare festa, stare in famiglia, vivere momenti belli con gli altri, tutto questo è cosa buona. Però, non è giusto essere travolti, schiacciati e assorbiti da queste forme di vita, dove ciò che più conta è l’apparire, il possedere, il far vedere che io posso.

Siamo diventati schiavi del consumismo?

Solidarietà tutto l’anno

Quando uno è schiavo, fa e diventa quello che un altro vuole. Mentre il vero significato del Natale è proprio il contrario: Gesù viene per liberarci da ogni schiavitù, ci fa liberi; ed essere liberi vuol dire scegliere il bene. Quindi il nuovo stile di vivere d’oggi è fare il bene, cioè amare Dio attraverso l’amore al prossimo. Che ne pensate: è così o qualcosa d’altro? Pensare solo a ciò che è “mio”, si chiama egoismo.

Qualche settimana fa, nel mese di ottobre, sicuramente ci siamo commossi di fronte alle testimonianze che i missionari ci hanno trasmesso nelle omelie delle giornate missionarie. Sicuramente abbiamo anche messo mano al portafoglio, per sentirci solidali con chi non ha neppure il necessario. Bene! Sentirsi solidali è un'espressione di amore vero. Ma qualche settimana dopo è tutto scomparso? Ci siamo dimenticati di quello che abbiamo ascoltato, come se i bisognosi a Natale scomparissero, sepolti dai lustrini natalizi?

Spero di no. In questo periodo di avvento e Natale, cerchiamo di ripristinare una parola che presuppone uno stile di vita cristiano: la sobrietà. Se riuscissimo a vivere tutto quello che vuol dire questa virtù, sicuramente il Natale riprenderebbe il suo significato originale e autentico.

Dio-con-noi, noi-con-Dio

Recuperiamo il valore delle cose, che sono doni di Dio a servizio di tutti, senza mettere noi stessi a servizio delle cose. Se tutti fossimo sobri, non ci sarebbe così tanta miseria; potremmo essere felici e sereni tutti; non ci sarebbero tanti sprechi a svantaggio di quelli che non hanno niente da sprecare. Saremmo felici anche con poco ed eviteremmo la noia dell’avere troppo.

Così facendo, avremmo più tempo per noi: il tempo recuperato dal non fare shopping, per riflettere sulla nostra vita senza lasciarci trascinare dagli eventi. Soprattutto, avremmo più tempo per Dio: per pregare, per riflettere sulla sua parola, per stare un po’ con lui, senza ridurre il Natale alla sola Messa di mezzanotte. Il Natale è Dio-con-noi. Ma se noi non siamo-con-Dio, perchè occupati dalle cose mondane, che solitudine per il nostro Dio!

Ho riscoperto il Natale vivendolo con i poveri: con poco, in semplicità, dove il centro della festa era il Bambinello di Betlemme, e non altro. Perciò, riprendiamoci il Natale!



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