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Ricordi di un caro amico: P. Mencarelli, la "ugula d'oro"

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Padre Nando Mencarelli, saveriano di Palazzo di Arcevia (AN), il 9 novembre ha celebrato 50 anni di sacerdozio missionario, nella casa madre di Parma, dove è in cura. Attraverso questa pagina, l'amico missionario p. Bertazza gli scrive una "letterina" di ...bei ricordi. Da leggere!

Caro padre Nando, ci siamo conosciuti in liceo a Desio, nel 1951. Non ti piaceva lo sport, ma il canto: eri chiamato "ugola d'oro" per la tua voce da tenore, calda e suadente, educata alla scuola del maestro Ventura. Anche a Piacenza, dove abbiamo studiato teologia, ti vedevo indaffarato con colori e pennelli nel salone dove lavoravamo giorno e notte per allestire il presepio missionario.

A Cremona, nella scuola apostolica

Poi, da preti, ci siamo ritrovati nella scuola apostolica di Cremona. Ricordi quando andavamo nelle parrocchie a raccogliere i sacchetti di frumento sui quali c'era scritto "Pane per i missionari"? Eri animatore vocazionale, e avevi raccolto un buon gruppo di ragazzi visitando le scuole elementari. Alcuni sono diventati missionari e ti sono grati.

Ammiravo la tua disponibilità di andare a svuotare i solai, salendo e scendendo per scalette impraticabili, chiamato da pie donne al caritatevole servizio. Eri sempre allegro e sorridente, anche se i vestiti erano sporchi e il volto bagnato di sudore, misto a ragnatele. Il venduto si trasformava in cibo per i nostri studenti.

Ricordo con simpatia tuo fratello Franco, per tanti anni fedele portinaio del nostro istituto a Cremona, e tua cognata Eva, buona e silenziosa massaia. Un grazie affettuoso per loro.

Ricordi la discussione animata con il rettore p. Zotti che ti contestava la tua certezza che gli americani sarebbero sbarcati sulla luna? Quante volte avete ripetuto: "Ci vanno!" - "No, non ci vanno!". Hai avuto ragione tu. Ma all'epoca, noi eravamo già in missione.

Nel 1964 sei partito per l'Indonesia e l'anno seguente ti raggiunsi alle isole Mentawai: tu a Siberut e io a Sikakap. Ti ho visto in un filmato mentre cadevi nel fiume dalla canoa rovesciata. La tua vita missionaria me la descrivi nelle tue lettere che conservo ancora.

Letterine tra amici missionari

"Caro p. Franco, piove a catinelle. Sono solo in casa, perché gli altri sono in un lontano villaggio a portare a spasso il vescovo a visitare il suo... podere. Sono qui con una borsa d'acqua sulla pancia dolorante. Evviva le Mentawai! Nando".

"Carissimo, viva le Mentawai, e sempre più viva, ora che ci sei anche tu. Quando potremo rivederci? Grazie infinite... per la batteria revisionata, già sotto prova: vi ho attaccato subito la radio e la lampadina. Anche questo è un modo per portare la luce del vangelo ai poveri. Ancora una volta devo sommare il tuo bene per me...Nando".

"Carissimo, al lume di una misera lanterna a petrolio, t'invio questa mia per affermarti che sto bene. Ti penso bene. L'apostolato va a gonfie vele, giacché i motori della nave sono fermi. Buon lavoro e fecondo di tante conversioni. Chi ti ricorda sempre, tuo, Nando".

"Carissimo, ho sentito che a Sikakap ci sono dei cambiamenti e anche per te sta suonando l'ora del "parrokato" e come suddito provvisorio avrai il Preost (p. Pietro Grappoli). Io sono stanco di fare il capo; si sta meglio sudditi. Qui va tutto bene, meno un fatale scontro con il nuovo Tjamat (il sindaco del luogo), che mi ha minacciato con lettera ufficiale di mandarmi in Italia: ci andrei volentieri! Per ora, forse, partirà il Tjamat. Pensa: sono stato accusato di essere un sobillatore; e non c'è un tipo più calmo di me. Verrei a trovarti, ma sono qui solo. Padre Caissutti sta dalla parte opposta dell'isola e sarà assente per 15 giorni nella foresta, tra i primitivi; mangerà sagu e vermi. Io preferisco le galline, i maialini freschi e i dolci preparati dalle suore. Ricordami nella santa Messa. Tuo, Nando".

Non sei solo...

Sotto la veste scherzosa e ironica, comprendo la difficile vita che hai vissuto a Siberut come missionario. Tornato in Italia, hai continuato a darti da fare come animatore e rettore. Hai fatto bene! Poi... la malattia, che ti accompagna ancora. Non sei solo: ti accompagno anch'io nella tua sofferenza. E soprattutto loro, il Padrone e la Padrona, ti sorreggono sempre con amore.

Mi unisco a te, per ringraziare il buon Dio della tua vocazione di "amministratore di una multiforme grazia di Dio".  

Grazie, felicitazioni e un grande abbraccio.



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