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Padre Adolfo Codini: "ora et labora"

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Il missionario con molti mestieri e tanti hobby

Padre Adolfo Codini è morto il 23 luglio scorso a Madrid, dove aveva fatto tappa prima di tornare in Italia dal Brasile. Ecco come lo ricorda p. Dante Volpini, suo compagno di missione.

2007 9 Codini2Padre Adolfo ricordava con piacere il seminario maggiore di Anagni, dove aveva studiato. Raccontava che una volta era stato scelto per fare il cerimoniere in una festa solenne dei gesuiti. C’erano un cardinale, alcuni vescovi, vari sacerdoti, i seminaristi che dovevano servire all’altare e gli altri nei loro banchi. Mise tutti in fila e, arrivati davanti all’altare, disse: “Genuflectant omnes!”, e tutti fecero la genuflessione davanti al Signore. “Che bello!”, commentava.

Passione per le cose pratiche

Fu ordinato sacerdote il 13 ottobre 1968 a Parma e un anno dopo partì per il Brasile. Ci teneva alle cose fatte bene, con spiritualità, con profondità, e allo stesso tempo sapeva trattare con la gente semplice, povera, in un dialogo da pari a pari. Era un appassionato radio amatore e nel tempo libero comunicava con amici brasiliani e con le altre missioni saveriane nel mondo, organizzando perfino i soccorsi.

 Gli fu affidata la parrocchia di Panema, vicino a Santa Mariana: alcuni paesi in mezzo ai boschi, su terra rossa, lungo la riva del grande fiume Paranapanema. In un paese, aveva fatto la chiesa più grande e più alta delle altre. Una volta si ruppero alcune tegole di eternit e andò lui stesso, con l’aiuto di poche persone, a riparare il tetto. A un certo momento si ruppe un’altra tegola sotto i suoi piedi e cadde al suolo: un volo di otto metri. Arrivò in piedi, ma si frantumò il tallone.

Il grande progetto “Kosmos”

Nel 1981 abbiamo preso parte insieme a un grande progetto. Cinque saveriani siamo stati incaricati di lavorare nei quartieri popolari di Itaquera e Guaianazes, a 40 chilometri dal centro di São Paulo. Inoltre, dovevamo stampare e divulgare il mensile “Kosmos”, su un’idea di p. Roberto Beduschi e di p. Adolfo. “Kosmos” era il nostro mensile missionario e veniva confezionato in periferia, a contatto con situazioni difficili, in mezzo a gente povera. Padre Adolfo organizzò il nostro arrivo, l’incontro con il vescovo e la prima Messa nel centro comunitario.

Ottenne in prestito la casa abbandonata dove abbiamo abitato i primi tempi, sistemando tutto il necessario. Ci eravamo divisi le zone e il lavoro: p. Roberto ed io redigevamo il mensile; p. Adolfo e p. Camillo Didonè lo divulgavano.

Paletti e filo spinato...

Padre Adolfo si preoccupò anche della costruzione della casa parrocchiale, dopo aver ottenuto un terreno attiguo al quartiere Prestes Maia, per costruire la chiesa e le sale. Il terreno era dono del dottor Leonardo Gioia, avvocato di origine italiana. Padre Adolfo mise paletti e filo spinato per distinguere la proprietà, ma due giorni dopo trovò il filo tagliato e sostituito da un altro, messo da una persona che rivendicava come sua la proprietà di quel terreno. Padre Adolfo non si perse d’animo e, aiutato da alcuni cattolici della comunità, tagliò via il secondo filo. Poi, in un giorno, costruì una casetta con finestra e porta, vi dormì la notte e mise un cartello: diocesi di São Miguel Paulista, futura costruzione della chiesa parrocchiale “Sacro Cuore di Gesù”.

La vicenda finì in tribunale, con p. Adolfo accusato di aver invaso una proprietà privata e di aver tagliato i fili. Lui si presentò ai due processi a suo carico, uno penale e l’altro civile, con l’avvocato Gioia, cinque uomini della comunità come testimoni, e il documento che riconosceva la proprietà del terreno. Tutto finì bene e oggi in quel posto c’è una bella chiesa parrocchiale, alcune sale e un campetto di gioco per i giovani.

Monaco... indaffarato

Dopo dieci anni di animazione missionaria in Italia (a Gallico e a Mazara del Vallo), p. Adolfo tornò in Brasile nella parrocchia di Mello Viana in Minas Gerais, una periferia con 25 comunità cristiane. Ma poi chiese di passare un anno con i monaci trappisti. Dietro il missionario attivo, concreto e indaffarato, p. Adolfo infatti nascondeva lo spirito del monaco, del contemplativo, dell’orante. Per poco più di un anno visse come un trappista, tra lavoro dei campi e preghiera.

Lasciati i trappisti, diventò rettore ed economo nella casa saveriana a São Paulo. Svolse il suo compito con grande amore: era accogliente, sorridente, discreto, servizievole, disposto ad ascoltare uno sfogo o a dare un consiglio prudente. Aveva trasformato quel luogo in una casa di ristoro umano e spirituale.

Per tre anni è stato parroco nei cinque quartieri popolari di Londrina. Il lavoro pastorale era gravoso e lui era praticamente da solo, con otto comunità cristiane e varie migliaia di persone cui dava assistenza religiosa e sociale. Ultimamente, si era trasferito nella parrocchia “Cuore Immacolato di Maria” a Piracicaba, e si stava adattando bene alla nuova realtà, dove anch’io ho lavorato per sei anni. Mi aveva scritto dicendomi che in Italia avrebbe partecipato al corso di spiritualità saveriana a Tavernerio, e che prima sarebbe passato da Cremona per conoscere la città, stare un po’ insieme a me e raccontarmi tante cose del Brasile.

Il Signore l’ha fermato a Madrid e l’ha portato in paradiso. Ora è sepolto accanto alla mamma Ester. a Sasso di Cerveteri.



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