Buon viaggio, cari missionari
Chi per vocazione annuncia il vangelo al mondo non ha bisogno di cambiarsi d'abito, perché è sempre pronto a partire o, come si dice oggi, a ripartire con la sua borsa da viaggio. Cosa ci metterà dentro? Il suo corredo è tutto nella “disponibilità all'annuncio”. Ma non parte da solo. Un missionario non è una persona "solitaria". La missione si fa “in comunione”, cioè insieme. Doveva essere così anche prima, ai tempi dei pionieri con le scarpe e le ossa rotte dalla fatica di camminare “per le valli e sui monti”. Fare "missione insieme" dà più valore, significato e successo al “dialogo” dei cristiani che testimoniano il vangelo tra le genti.
La solidarietà di tutti ci rende missionari “al plurale”. Essere testimoni del vangelo è la nostra risposta a una società in disfacimento. La risposta sta solo in una “società” di credenti che vogliono testimoniare la propria fede con immensa gioia nel mondo intero.
Oggi, non sono molti i missionari "aquilotti" del nido di Parma. Hanno però la stessa carica ideale e determinazione dei pionieri di altri tempi. Allora, buon viaggio!
p. Vito Scagliuso, sx Parma