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P. Graziano Rossato, un cuore grande

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Lo hanno ricordato amici e saveriani

Padre Graziano Rossato, saveriano di Cicogna di Poiana Maggiore, è morto il 6 dicembre del 2006 nella casa dei saveriani a Freetown, in Sierra Leone. Il 1° luglio scorso, familiari e amici l’hanno ricordato con una Messa nella chiesa di Cicogna.

Nella lettera ai cristiani della Galazia, san Paolo scrive: “Mediante la carità siate al servizio gli uni degli altri” (5, 13). Sono parole di duemila anni fa. E sono le stesse che p. Graziano ha vissuto come gli apostoli, i primi missionari della chiesa.

Cristo che lava i piedi agli apostoli è un’immagine che si presta bene per descrivere padre Graziano. Era sempre alla ricerca di come essere utile agli altri: procurando qualcosa per la missione; tagliando i capelli ai confratelli; ascoltando e aiutando a risolvere un problema; consigliando il modo migliore di agire... Sempre sereno e positivo nel giudizio su persone e avvenimenti.

L'esempio di padre Uccelli

La sua repentina scomparsa mi fa andare indietro negli anni. Ci eravamo incontrati da aspiranti missionari nel 1952 a Vicenza, e siamo stati insieme fino al 1962. Allora, all’istituto saveriano di Vicenza era ancora vivo p. Pietro Uccelli, che per noi era il "padre della preghiera".

Praticamente, lo vedevamo solo in chiesa, sempre raccolto in Dio. Non scendeva più le scale, data la salute precaria, e la cappella era al primo piano, vicino alla sua stanza. Già questa era una grande lezione per noi ragazzi, e i nostri educatori ce lo facevano notare.

Nel cuore, per sempre

Il "modello Gesù” era sempre presente nel nostro itinerario formativo, anche in seguito: durante il ginnasio a Zelarino, in noviziato a S. Pietro in Vincoli, negli anni del liceo a Desio. Lentamente, col crescere dell’età, con gli studi e le letture, approfondivamo la conoscenza di Cristo e di noi stessi come cristiani.

I momenti più belli passati insieme a Graziano erano quelli in cui ci scambiavamo pareri su come essere "autentici imitatori di Cristo". Lavorando un po’ di fantasia e un po’ con la conoscenza del vangelo, cercavamo di rispondere a domande tipo: “Cosa penserebbe Gesù? Come si comporterebbe in questa circostanza?”.

Tutto questo avveniva a tavola, durante le lunghe camminate per allenarci ai safari missionari, o dopo una partita a pallone in cui qualcuno si era scaldato un po’ troppo. Era in questi ritagli - tra scuola, studio e preghiera - che trovavamo quei momenti preziosi che ci sono rimasti nel cuore per sempre.

Vedeva gli aspetti buoni

Dopo il liceo, nel 1962, padre Graziano partì per gli Stati Uniti. Ci ritrovammo con gioia in Siena Leone nel 1980. Per me, lui era il missionario "esperto", perché era lì già da otto anni. Mi dava consigli utili e sottolineava sempre gli aspetti buoni, positivi. Questo suo modo di fare si basava su un’idea che avevamo assimilato negli anni del noviziato e del liceo, ovvero: vedere l’opera e l’impronta di Dio in ogni persona, in ogni cosa, in ogni evento. Padre Graziano ha fatto così fino alla fine.

Qualche mese prima della sua morte, parlandomi degli allievi saveriani sierraleonesi, di uno sottolineava lo zelo: “Si prepara bene agli incontri con i catecumeni e con i giovani della parrocchia dove va il sabato. Una volta mi ha invitato al suo gruppo di preghiera; è un gruppo formato proprio bene!”. Di un altro ricordava la vita di preghiera: “Ogni giorno passa una buona mezz’ora in cappella a pregare da solo; penso sia questo che gli dà la forza di continuare, anche se ha difficoltà negli studi”.

Lo studio è uno dei problemi che i nostri fratelli africani incontrano. Padre Graziano era sempre pronto ad aiutare e a spiegare, perché considerava tutto ciò parte del servizio, che è frutto della carità. “Amerai il prossimo tuo come te stesso”, continua san Paolo nella lettera ai Galati (5,14).

È un precetto del Signore, e la chiesa lo propone a noi, perché lo mettiamo in pratica.



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