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P. Uccelli verso la beatificazione: In Cina beneficando tutti

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Nella vita di p. Pietro i momenti più difficili erano quelli della partenza da comunità cristiane che aveva servito, o, in molti casi, fondato. È stato così quando ha lasciato Cavriago (RE), la sua prima comunità cristiana dopo l’ordinazione sacerdotale, dove era rimasto solo pochi mesi: i fedeli non ne volevano sapere che egli li lasciasse e hanno scritto una lettera al vescovo con centinaia di firme, perché lo trattenesse.

Anche in Cina, dopo un solo anno di permanenza, la gente non gli permetteva di partire, impedendoglielo fisicamente ed egli ha dovuto lasciare la missione di notte. La partenza definitiva dalla Cina per il suo rientro in Italia, perché richiamato dal beato Conforti, suo superiore, è stato un fatto memorabile, ricordato non solo dalla moltitudine di gente accorsa, ma anche da tanti missionari.

Si è trattato di un evento che ha interessato tutta la gente, cristiana e non, perché tutti da lui si sentivano amati e beneficati.

Quel 10 novembre del 1919 tutta la vecchia città era sossopra: padre Uccelli, l’amico del popolo, il consolatore degli afflitti, l’aiuto dei poveri partiva per l’Italia. Il mandarino diede un suntuoso banchetto d’addio al «padre buono» e tutti i funzionari gli fecero regali di pregio.

Fu un trionfo. Autorità e popolo si disposero in corteo, con pifferi, piatti e tamburi davanti alla sua lettiga, offerta dal mandarino per la circostanza. Lungo la strada scoppiettavano i petardi ed i mortaretti. Gran folla lo seguì, con bandiere dai colori vivaci, per oltre cinque chilometri. Commovente era il contegno dei beneficati che gli facevano mille inchini e prostrazioni, domandandogli la benedizione, pronunciando frasi di lode e di saluto come a un grande benefattore, ad un grande amico che purtroppo se ne doveva andare.

Egli non ne poteva più dalla commozione. Confuso, alzava la mano a benedire, a salutare tutti, ripetendo a quelli che si avvicinavano alla portantina per vederlo un’ultima volta: «Mi raccomando, fatevi presto cristiani e ci rivedremo in cielo».

Padre Uccelli ha lasciato scritto nei cuori di coloro che lo hanno incontrato un messaggio indelebile: Dio è Padre di tutti e ama tutti i suoi figli indipendentemente dalla fede, dalla cultura o dal colore della pelle, e noi siamo tutti fratelli e sorelle.



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