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Missione Giovani: Quell’amico così speciale

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Sono arrivate in redazione alcune domande che gli studenti di una scuola superiore hanno preparato spontaneamente: un po' incuriositi da questa rubrica e un po' stimolati dall'interesse del loro insegnante di religione.

Sono domande profonde e meriterebbero una risposta ampia, magari con un bel dibattito. Di una cosa sono sicuro, però: anche solo basandosi sulle domande, si può dimostrare che i giovani d'oggi non sono così superficiali come spesso li descrivono mass media, adulti e psicologi...

Mi pare d'intuire che non sempre i giovani passano sopra alle cose con disinvoltura e scarsa attenzione. Anzi, sono in cerca di capire cosa li muove, cos'hanno dentro e come sarà il futuro. Anche la fede, la presenza di Dio, il senso religioso sono presenti nella loro vita e li spingono a riflettere.

Tra le numerose questioni aperte, ho deciso di soffermarmi su tre.

L'uomo ha bisogno di credere in qualcosa?

Istintivamente la risposta è "sì". Ma anche quando sono la ragione o l'istinto a prendere il sopravvento, non credo sia possibile negare il bisogno di credere. A ben pensarci, anche dal punto di vista laico è importante credere in qualcosa, in certi valori che riguardano la vita, la società, la cultura, l'impegno civile e politico, il volontariato, lo sport... Chi può vivere senza credere in qualcosa? Che vita sarebbe?

Ma per il cristiano quel "qualcosa" si trasforma in "Qualcuno". Chi ha la fortuna di aver ricevuto il dono della fede, avverte la presenza di un Compagno di viaggio, da invocare - e anche con cui "lottare" - perché si faccia ancora più vicino (e non solo nei momenti difficili), sul Quale è bello poter contare, come fosse il più speciale di tutti gli amici.

Cosa mancherebbe se non ci fosse Dio?

La risposta è facile e difficile allo stesso tempo. Se analizziamo la vita di un non credente, possiamo vedere che in apparenza si svolge in maniera analoga alla nostra. A fare la differenza, è l'atteggiamento interiore, la luce negli occhi, la certezza che non finisce tutto in questa vita. È la capacità di fidarsi di Lui. La certezza di avere un Padre pronto ad abbracciarci, ci può rendere meno fatalisti e più convinti nel fare il bene; ci può guidare meglio di un navigatore satellitare. Di sicuro la sua voce silenziosa è più piacevole di quella metallica del "TomTom".

Si può presumere di poter vivere senza Dio, solo se pensiamo che Lui non sia fonte e ispirazione delle nostre azioni e dei nostri sentimenti. Eppure, un dono importante che Dio ci ha fatto è la libertà, a dimostrazione che Egli non è né geloso né possessivo.

Dio c'entra con i nostri sentimenti?

Questa è la più originale delle tre domande. È bello chiedersi se Dio sia coinvolto nei nostri sentimenti. Spesso, riteniamo che i rapporti personali, l'amore, le amicizie siano una nostra "proprietà privata" inviolabile. Mi piace vedere, invece, un filo diretto con Dio anche in questo. Mai ci sarà impedita una scelta e nemmeno Dio ci eviterà di sbagliare, ma quello che abbiamo di bello nel nostro animo è anche opera sua: è un seme piantato nel terreno da maneggiare con cura.

Ma Dio c'entra anche se in noi sono presenti rancore e violenza, odio e disperazione. C'entra, perché se guardiamo a Lui possiamo capire che un'altra strada è possibile, un altro modo di vivere e di stare con gli altri è sempre a portata di mano.



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