Missione è aprirsi all'altro
Da: Beatrice e Fabrizio - Laici saveriani delle Marche in Congo
Arriviamo a Goma il primo agosto, insieme a Luigi e Fatma, due amici del gruppo “Giovani in missione”. Quest’anno infatti, noi laici saveriani abbiamo affiancato p. Mario Ughetto nel cammino di questo nuovo gruppo. Un percorso di formazione sui temi e la spiritualità della missione che si conclude con un’esperienza estiva di un mese.
Sono sei i giovani che decidono di partire e proponiamo come meta proprio la missione dei laici saveriani a Goma, dove vivono da quattro anni gli amici Paolo, Giovanna e Angela.
Goma, città senza pace
Goma ci accoglie con una lunga strada dritta, polverosa, piena di buche, nera come la pece, attorniata da baracche e negozietti fatiscenti su viuzze di pietra lavica. Nel 2002 il vulcano Nyaragongo, che sovrasta imponente la città, l’ha sepolta in gran parte sotto i suoi fiumi di lava.
Ai lati della strada principale, popolata di biciclette e jeep barcollanti, c’è un intero popolo: tanta gente va avanti e indietro in un eterno camminare. È un popolo povero, ma colorito e pieno di vita. “È un popolo in cammino, che sta ancora cercando la terra promessa”, ci spiega p. Antonio Belardelli. È un impatto molto forte quello con l’Africa, che va al di là di ciò che potevamo immaginare, ma che riconosciamo subito come "una grazia".
Goma, città del Congo al confine con il Ruanda, è tristemente famosa per i tanti profughi di etnia hutu che nel 1994 vi si sono rifugiati, per scampare alle rappresaglie dei tutsi ruandesi. È da sempre una zona molto contesa, perché ricca di oro, diamanti e coltan (il minerale dei nostri telefonini!). Per questo le multi-nazionali straniere hanno sempre avuto interesse a creare instabilità politica in tutta la zona. Nel nord Kivu c’è guerra da oltre 10 anni!
I nostri primi maestri
La povertà è estrema: la gente non ha niente e, pur volendo, si trovano poche cose da acquistare. Le case sono essenzialmente baracche, senza acqua né luce; i vestiti in vendita sono abiti usati provenienti dall’Europa. Ma, fin dal primo giorno, ogni volta che usciamo, frotte di bambini in festa ci vengono incontro: sembra che ci aspettino. Ci chiamano, ci prendono in giro, ci accarezzano. Chiedono di tutto e ci costringono a metterci in gioco subito. Sono i nostri maestri: ci fanno capire che la missione è prima di tutto aprire l’animo e desiderare di incontrare l’altro, come un fratello e con tutto il cuore.
Davanti a questi bambini meravigliosi, gli occhi si riempiono di lacrime osservando i vestiti stracciati, i piedi nudi, le guance gonfie e malate. Testimoniano, in modo spietato, la miseria prodotta da tanti anni di guerre e di sfruttamento.
La forza prodigiosa del vangelo
Abbiamo visitato tante associazioni e comunità che lavorano a Goma: sono vere oasi di paradiso, che lottano tenacemente tra mille difficoltà. Ma sono soprattutto i bambini che ci regalano la loro energia incontenibile: sono lo specchio trasparente della grande fortezza vitale di questa gente, nonostante la durezza della vita.
Ci appare chiaramente la forza straordinaria e prodigiosa del vangelo! Le nostre chiese, a volte troppo stanche, avrebbero bisogno di imparare dalle giovani chiese missionarie! Anche la vitalità delle parrocchie è stata per noi un dono sorprendente. Nella missione di Ndosho, preti, laici e suore vivono in stretta unità e collaborazione: un’esperienza esemplare e ricca di frutti. I parrocchiani ci accolgono con tutti gli onori. Anche la gente dei villaggi più lontani, meno abituata alle visite dei bianchi, è felice di darci la mano e salutarci.
I missionari ci raccontano la fede straordinaria di questa gente, che si affida a Dio con radicalità e purezza. È una fede palpabile e contagiosa. La riconosciamo anche nei tamburi e nei canti di gioia, che esplodono in tutti i momenti della giornata.
Tutto ci richiama alla mente i nostri falsi problemi e le esigenze che noi spesso ci creiamo - pur avendo tutto il necessario e il superfluo! - e che ci fanno vivere in eterna insoddisfazione, spingendoci su strade lontane dalla verità…
“La missione è stata un dono speciale. Abbiamo ricevuto molto di più di quello che abbiamo lasciato”, ci dicevano Paolo e Giovanna. Anche per noi, nel nostro piccolo, è stato così. Ora la sfida è rinnovare il nostro modo di vivere, perché anche qui abbiamo una missione da compiere.