Così raccontano l’Africa!, Giovani brianzoli ci sono andati
Dopo aver preparato il viaggio durante tutto un anno, in otto vengono da Desio per incontrare l’Africa per qualche giorno, dal 5 al 27 agosto 2007.
Osano mettere il piede in Congo, quando l’insicurezza è di casa. Passano una settimana a Bukavu e così fanno conoscenza della storia e della realtà del Paese, ascoltando l’esperienza di alcuni missionari, visitando realtà e quartieri di una città che esce dalla guerra, confrontandosi con gli studenti universitari.
Per quindici giorni, poi, vivono la missione nella parrocchia di Luvungi: con fratel Lucio Gregato, missionario trevigiano, partecipano alla costruzione dell’acquedotto; con padre Gianni Pedrotti, missionario bresciano, visitano i villaggi; con suor Elisa dialogano con i giovani; con suor Mercedes curano gli ammalati...
Hanno molto da raccontare. Ma ci riusciranno? Ecco cosa hanno scritto a Luvungi, il 25 agosto, prima di tornare a casa.
È difficile, ma lo faremo!
Quando pensiamo al nostro rientro in Italia, sentiamo che questo viaggio è un viaggio difficile da raccontare. Perché difficile da raccontare è questa terra, piena di bambini e di giovani che ti accolgono con una festa e un calore straordinari, ma piena anche di militari allo sbando, di violenze e di malati senza cure.
È difficile raccontare un villaggio che ogni anno viene colpito dalla guerra, dagli eccidi e dai saccheggi, e comunque non perde le sue mamme sorridenti e laboriose, la voglia di cantare, la dignità anche nella miseria. È difficile raccontare Bukavu, città riempita dalle guerre degli ultimi anni, dove ogni piccolo quartiere ha 100mila abitanti, con case di mattoni di fango, senza acqua, elettricità e fognature.
È difficile raccontare la gioia della missione di Luvungi, che porta acqua pulita, scuole e un piccolo dispensario a persone che non hanno niente, di qualsiasi fede siano, cattolici, protestanti, musulmani.
È difficile raccontare una donna che porta 60 chili di legna o sabbia per chilometri, per tornare a casa la sera e poter preparare qualcosa per i suoi bambini. È difficile raccontare un uomo che fa due ore di cammino per poter partecipare alla Messa del mattino.
È difficile raccontare che una donna faccia dieci figli per poter sperare che almeno alcuni di loro abbiano la fortuna di diventare grandi. È difficile raccontare una bambina di 6 anni che, nella preghiera, chiede al Signore di "non morire piccola".
È difficile raccontare un’aula di scuola elementare senza porte né finestre, con 70 bambini che vogliono imparare. È difficile raccontare come si possa mangiare una volta al giorno prima di andare a dormire e avere un sorriso, una risata, una danza per ogni occasione in cui si possa incontrare, accogliere, festeggiare.
Tutto questo è difficile da raccontare. Ma certamente una delle cose che abbiamo e vogliamo fare, tornati in Italia, è raccontarlo!
Chiara, Daria, Oriana, Roberta, Rosetta, Riccardo, Roberto P. e Roberto F.