La storia di Sungura
"Battista. Vieni qua e fammi conoscere quello che sai". Sentendo questa frase, mi voltai e vidi un coniglio, di nome Sungura. Gli dissi: "Ehi. Ma ti stai sbagliando! Guarda che io non sono quello che tu pensi". E lui, ripiegando le sue grandi orecchie, tutto confuso, mi disse: "Sai, guardandoti in faccia, credevo di aver riconosciuto un tale di cui mi parlava mio nonno. Lui lavorava sulla spiaggia del lago Tanganika. Te lo ricordi?
È il lago degli ndagala, di quei pesciolini che ti piacevano tanto. Quando i pescatori tornavano a riva, dopo una notte di duro lavoro, e scaricavano le cassette di pesce, lui si avvicinava e conversava con loro. Ma appena posati i piedi sulla spiaggia, subito arrivavano quelli della dogana, che li maltrattavano. Allora lui alzava la voce, dicendo che non era giusto fare così a della gente che pescava per nutrire la propria famiglia".
"Ma come reagivano i doganieri, i soldati e altri tipi da galera?" chiesi io. "Non molto bene" mi rispose Sungura. "Volevano la tangente, il pizzo. Guai a rifiutarlo. Altrimenti si arrabbiavano. E allora poveri loro. Ma un giorno che il Battista aveva alzato la voce più del solito, quei brutti tipi lo presero in mezzo e lo riempirono di colpi. Ma lui continuava con coraggio a dire la verità, senza arrendersi. Ho visto che aveva il suo cuore nel cuore del Dio della vita. La sua pietà, il suo amore profondo lo portava vicino a quei pescatori e per loro lottava. Che te ne sembra?" gli chiesi.
"Una cosa bellissima" mi disse Sungura. "Una notte entrò nella barca con i suoi amici e pescarono tanti pesci. E così tutte le notti fino ad ora!".