L'icona della missione: Notte di liberazione per tutti
Quando i carcerati salvano i carcerieri
LA PAROLA
Dopo averli fatti bastonare, i magistrati gettarono Paolo e Sila in prigione e ordinarono al carceriere di far buona guardia. Egli, ricevuto quest'ordine, li gettò nella cella più interna della prigione e strinse i loro piedi nei ceppi.
Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i carcerati stavano ad ascoltarli. D'improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; tutte le porte si aprirono e si sciolsero le catene di tutti. Il carceriere si svegliò e vedendo aperte le porte della prigione, tirò fuori la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti.
Ma Paolo gli gridò forte: “Non farti del male, siamo tutti qui”. Quegli allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando si gettò ai piedi di Paolo e Sila; poi li condusse fuori e disse: “Signori, cosa devo fare per esser salvato?” Risposero: “Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia”.
E annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa. Egli allora lavò loro le piaghe e si fece battezzare con tutti i suoi; poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio. (Atti 16,22-36)
Non ci è facile capire le sequenze di quella notte memorabile. Devi averla raccontata a tanti, se Luca, a distanza di trent'anni, la riferisce anche a noi. Come carceriere, eri abituato a obbedire e a lasciar da parte la pietà: se no avresti fatto un altro mestiere! Quei due arrivati a tarda sera, tutti pesti, erano da custodire con cura e tu li avevi messi nella cella di massima sicurezza e con ceppi ai piedi: non si sa mai! Avevi preso sonno senza problema. Ci mancherebbe che uno non dormisse per queste cose...
Vorremmo capire l'attimo di quella notte in cui il sonno divenne stupore, e lo stupore disperazione fino a decidere il suicidio. Come abbia fatto Paolo a scorgerti dal fondo della prigione non lo sappiamo. Fatto sta che il suo grido ti ha raggiunto. È mai possibile che l'oppresso si curi dell'oppressore, e non approfitti del suo attimo di debolezza? Dovevi essere rimasto strabiliato nel trovare tutti i prigionieri ancora lì dentro... Un Dio era lì, proprio per te, in quella notte; non c'era dubbio! La tua vita era già salva, ma questo a te non è bastato. Hai chiesto: “Signori, che cosa devo fare per essere salvato?”.
L'acqua delle piaghe. Coloro che avevi stretti ai ceppi, ora appaiono “signori” ai tuoi occhi. Hai ascoltato parole nuove, eppure ti pareva di averle attese da sempre. Hai svegliato tutti quelli di casa. Prima di scendere sul vostro capo quell'acqua aveva lavato le piaghe dei prigionieri. Per quelle piaghe era giunta a voi vera guarigione. E forse vi è parso di vedervi il rinvio a un altro Piagato del quale Paolo e Sila vi raccontavano. Siete rinati pieni di gioia. È stato normale tradurre la festa in un pasto nella notte, e forse Paolo ha spezzato con te unPane di vita nuova . Nella tua notte di disperazione, era folgorata una luce grande e senza fine.
Dio è così: capace di celarsi a chi vuol raggiungerlo nell'orgoglioso sforzo del suo ragionare, e di esplodere nella notte più buia di un'esistenza.
Carceriere senza nome, tu puoi capire le notti lunghe e senz'alba, in cui prende corpo il pensiero che sia meglio morire che vivere ancora. Intercedi per tutti un terremoto di stupore , lampi di luce e la folgorazione di un amore più forte di ogni male. Tu che sei nato in quella notte, chiedi un Natale per tutti. Ma anche nuovi Paolo e Sila, capaci di fare dell'ultima cella e dei ceppi di qualsiasi prigione, il luogo per lodare e annunciare il Dio della vita.