Italia: L'incontro tra terra e seme
Per descrivere ciò che è successo nella mia vita mi viene in mente l'immagine del vangelo: "l'uomo getta il seme; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli non lo sa" (Mc 4, 26-27).
Sono passati dieci anni dal mio ingresso tra i saveriani, cercando di capire la volontà di Dio su di me. Il Signore mi ha fatto maturare come uomo e come cristiano. Il seme della sua chiamata è caduto nella terra della mia umanità, di cui egli è l'autore. In questo incontro tra terra e seme è maturata la mia scelta di donare la vita al Signore e alla sua missione per i non-cristiani.
Il seme, il sole e l'acqua provengono tutti dalla sua generosità. La preparazione della terra è dipesa da me e dal vivere insieme ai miei confratelli, compagni e formatori. La fede e la fiducia mi hanno consentito di affrontare le difficoltà nello studio della filosofia e nel noviziato.
Il missionario deve partire
Il 16 febbraio 2004 sono arrivato a Manila, dove ho trascorso cinque anni di studi teologici preparandomi al sacerdozio. Qui ho cominciato a seguire Cristo fuori dalla mia terra. La partenza è una parte essenziale della mia vocazione missionaria. Per capire ho dovuto mettermi, ancora una volta, in ascolto della Parola.
La difficoltà della lingua, la nuova cultura, la nostalgia di casa, hanno fatto sì che ascoltassi la Parola di Dio con avidità per trovare spiegazioni alle mie sofferenze e a quelle che vedevo intorno a me, e sollievo alle mie paure. Il Signore mi ha aperto gli occhi, mi ha dato serenità e pace, pur lasciandomi dubbi e interrogativi perché non mi sentissi già arrivato, ma costretto a ricercare ogni giorno la sua volontà, a guardare alla realtà di questo mondo e al prossimo, con i suoi occhi di Padre che ama tutte le creature, anche quelle che lo ignorano.
Continua la mia sequela dietro a Lui, per amare e servire il prossimo e il creato. Vorrei amare di più e in maniera più gratuita. A volte ci riesco, altre volte fallisco; ma a questo mi sento attratto e impegnato, quando guardo i volti di coloro che mi sono accanto e di coloro che incontro, indipendentemente dal colore o dalla razza, con tutta la loro storia. Sono tutti miei fratelli perché siamo tutti suoi figli.
Grazie per le preghiere, il sostegno e l'affetto.