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In Calabria mi sento a casa, "È sempre un piacere tornare tra voi"

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È venuto a trovarci p. Piergiorgio Lanaro, rientrato dalla missione in Congo per un breve periodo di riposo. Padre Piergiorgio ha molti amici in Calabria, perché ha lavorato nella comunità saveriana di Reggio per cinque anni. La sua vivace attività gli ha permesso di conoscere tante persone che chiedono sempre di lui. Le amicizie non si sono affievolite nel tempo.

La cordialità della gente gli ha fatto commentare: "Mi sembra di essere tornato a casa!". I discorsi su missione, cultura e problemi sociali ci hanno fatto godere della sua vivace compagnia. La sua visita è stata benefica per tutti.

A lui vanno i nostri più sinceri auguri di un buon riposo, per riprendere il prezioso lavoro in missione. Arrivederci!

Sono passati tre anni, più di mille giorni, lontano da Gallico: un'eternità! Anzi, un soffio, che si è dileguato in un baleno, quando dal treno ho visto in lontananza i primi segni della costa siciliana e poco dopo ho ritrovato lo Stretto in tutto il suo fascino e gli amici di sempre ad attendermi alla stazione.

In Congo ricchezze e fame

È meraviglioso ritrovarmi in Calabria, la terra che porto nel cuore con affetto, lo stesso che provo per i luoghi della mia infanzia: immagini care che mi hanno accompagnato in Africa, nella regione dei Grandi Laghi, dove da tanti anni si svolge la mia vita.

In Congo, dopo sei anni, ho ritrovato le cose di sempre, lo scenario sconcertante di una terra benedetta da Dio e abbandonata dagli uomini. Gli esperti non finiscono di elencare le potenzialità immense del Paese, che basterebbero per nutrire centinaia di milioni di abitanti. Le risorse minerarie sfiorano lo "scandalo geologico": rame e cobalto, cassiterite e coltan, oro e diamanti, forse perfino giacimenti immensi di petrolio, fiumi in grado di alimentare turbine sufficienti a elettrificare tutto il continente nero.

Ma la realtà onnipresente è quella di un popolo affamato: 50 milioni di creature alle prese con il problema del pasto quotidiano. Non è facile ascoltare parole di speranza in questo ambiente e neppure incontrare atteggiamenti di fierezza propri di uomini liberi.

Quelle illusorie promesse

Due anni fa ho vissuto i momenti felici delle elezioni presidenziali, svoltesi per la prima volta in un clima di libertà. Abbiamo salutato l'arrivo di un presidente finalmente scelto dalle schede elettorali, di un governo formato da una coalizione di partiti diversi e non dal diktat del solito dittatore di turno. Speravamo che qualcosa di nuovo iniziasse. E invece, dopo le promesse elettorali, tutto ristagna: le violenze continuano, le strutture amministrative non funzionano.

Un solo esempio può bastare: nonostante i proclami governativi per un insegnamento gratuito e obbligatorio, almeno a livello elementare, in realtà la scuola sopravvive soltanto perché le famiglie continuano faticosamente a versare il contributo mensile, l'unico salario sicuro per gli insegnanti.

Il capitale da non rovinare

Addirittura, quest'anno sembra che la cifra da versare sia raddoppiata. Inevitabilmente l'analfabetismo dilaga, a tutti i livelli della scolarizzazione. Così rischia di venire compromesso il capitale più prezioso della nazione e cioè la preparazione delle nuove generazioni.

Lo stesso discorso vale per altri settori della vita. Può bastare un'accusa qualsiasi per far arrestare un semplice cittadino e rinchiuderlo in quelle prigioni, il cui nome suscita paura in terra africana e da cui si riesce a uscire solo dietro il versamento di denaro che, a sua volta, serve per garantire la sopravvivenza dei carcerieri e dei poliziotti.



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