La scuola dei gabbiani
Il cammino di quest’anno è la testimonianza. Ci accompagnano alcuni personaggi speciali (uomini e animali) che hanno segnato la mia vita. Per esempio, mi ha sempre affascinato il gabbiano. La lettura del libro “Il gabbiano Jonathan Livingstone” mi ha aiutato ad aprire gli orizzonti e così pure la scuola. Ogni volta che vedevo il gabbiano mi veniva voglia di volare. E soprattutto di ascoltare le storie che si raccontavano al ritorno dai loro voli lontani. Avevano visto tante cose, tante persone e chissà cosa avevano pensato. E così anche chi insegna è, per me, una specie di grande gabbiano che condivide con i suoi allievi quello che ha imparato sui libri e nella sua esperienza di vita. Un giorno, stavo passando nelle calli di Venezia. Nel canale erano ormeggiate le barche. Un gabbiano era tutto tranquillo su una barca. Prendo la macchina fotografica, ma lui rimane impassibile. Forse aspettava qualcuno che lo ritraesse. Poi, forse era solo un’impressione, gira il becco verso di me e vedo come un sorrisetto ironico. Chissà cosa stava pensando di questo umano, senza ali! Anch’io poi sono volato lontano. E i gabbiani erano sempre vicino alle navi, certo in cerca di cibo, ma anche per salutare l’arrivo e la partenza di qualcuno. Insomma si potrebbe chiamarli i postini del mare e, perché no, una scuola viaggiante con allievi in continuo spostamento. Soprattutto non si stancavano mai di far capire che bisogna continuare ad avere voglia di imparare, conoscere cose nuove. Loro erano gli specialisti, i maestri. Bastava ascoltarli. Poi bisognava fare i compiti a casa. Gli esami? C’è ancora tempo e lo deciderà il Grande Gabbiano, splendente di luce, quando sarà venuto il tempo…