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In Albania, una grande lezione di vita

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P. Andrea Gamba, saveriano nella comunità di Udine, ha coordinato il Laboratorio di Missione per due gruppi di amici delle parrocchie di Buttrio, Pradamano e altre limitrofe. La finalità era far conoscere l’Albania e iniziare un percorso di scambio e solidarietà con questo popolo. Esperienza che vuole non solo aiutare i missionari, ma dare ai laici la possibilità di mettersi nelle… scarpe del missionario. L’Albania era il primo stato ateo al mondo: 45 anni di scientifica persecuzione di ogni forma religiosa e credente; 45 anni di tentativo di smontare la coscienza umana per sostituirla con l’ideologia comunista. Oggi è un paese al 90% di tradizione mussulmana. Quale luogo migliore per scoprire come il Signore ti può rievangelizzare? Qui, infatti, l’evangelizzazione non si è mantenuta grazie ai sacerdoti, ma ai cristiani che all’interno della famiglia, di nascosto, hanno saputo trasmettere la fede ai loro figli. Qui la parola fede ha un sapore tutto particolare. Non è nutrita da messe, riti o altro, ma solo da una preghiera semplice, espressa di notte, con qualcuno che vigilava alla porta per poter pregare il rosario senza essere visti, né sentiti. Una festa nel giorno di Natale, senza far sapere che era Natale, pur lasciando nei piccoli il sapore di un giorno importante.Ecco alcune reazioni all’esperienza vissuta durante il viaggio dell’estate appena trascorsa. I primi giorni a Scutari e Tirana sono stati fondamentali per addentrarci in punta di piedi in Albania e conoscerne la storia. Le testimonianze delle persone sono state emozionanti perché, nonostante abbiano dovuto subire forti imposizioni, nei loro occhi brillava una luce che faceva capire la grande forza e fede che li ha fatti andare avanti. Questa esperienza ci ha mostrato come la pienezza interiore, quella dello spirito, sia più importante delle cose che si possiedono!” (Francesca e Luca). Sono al terzo viaggio e ogni volta mi sorprendi Albania, terra martoriata. Eppure mi mostri luoghi e persone che infondono speranze, religiosi che lavorano instancabilmente e solo per il bene degli altri, dei fragili, degli ultimi, dei detenuti e diseredati: suor Filomena che incontra e ascolta i detenuti; Laura, della Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da Oreste Benzi, che segue le donne maltrattate o che subiscono abusi in famiglia e vivono in comunità con Lei; suor Rita che si occupa dei bambini dei detenuti… (Rita). La proposta del Laboratorio di Missione l’ho vissuta con mio marito e i miei figli: Emanuele 7 anni e Francesco, 10. Il terzo figlio, Andrea, 19 anni, è rimasto in parrocchia per il Grest. Siamo partiti senza troppe aspettative e rimettendoci un po’ al volere del Signore e alle esigenze della comunità di cui saremmo stati ospiti: la Piccola Famiglia di Berat. È stata una concreta opportunità di servizio da condividere in famiglia. Il mattino era dedicato alle attività con i bambini del paese, il pomeriggio nell’allestire e organizzare un torneo di calcio. La messa, i canti, i salmi, la visita alle prigioni, il calore e la fede di suore missionarie che dedicano la propria esistenza al servizio del prossimo, hanno riempito il resto del tempo che restava (Maria, Costantino, Francesco, Emanuele). Torno a casa con l'entusiasmo e la travolgente schiettezza di suor Rita. Torno con la gioia di suor Virginia, 80 anni di fanciullezza piena di fede. Torno con il rigore di suor Micaela che ho visto diventare missione condivisa, giorno dopo giorno. Torno con le lodi, le messe, il Vangelo. Torno con il sorriso di suor Monica così bello e carico di dolcezza. Anche dai miei compagni di viaggio prendo qualcosa: da Rita la saggezza, da Maria l'essere fiera guerriera, da Costantino la capacità di relazione, da Luca la forza dell'impegnarsi, da Francesca la capacità di resilienza, da Francesco ed Emanuele la speranza in un futuro migliore. Grazie p. Andrea per questa grande lezione di vita (Marinella e Roberto).



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