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Un miracolo in mezzo all'inferno, Visitando il Bangladesh

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Con il Conforti nel cuore mi ero preparato alla mia prima visita nel continente asiatico. Avevo letto alcuni dossier riguardanti il Bangladesh e le Filippine, trovati nel nostro archivio: la storia della presenza dei saveriani in queste due nazioni, qualche nota su alcune problematiche trovate dai "visitatori" precedenti, altre notizie riguardanti la situazione sociale e politica. Ma un conto è leggere, altro è vedere con i propri occhi...

Il caos "dorato" della città

Arrivati a Dhaka, la capitale del Bangladesh, mi sono trovato tra 17 milioni di persone: tanti ne conta la città. Uscito dall'aeroporto e salito sulla macchina di un confratello, ho constatato di essere immerso in un traffico a dir poco infernale, con lo smog che infastidiva le narici e il suonare ossessivo dei clacson, poiché ognuno voleva farsi largo in un nugolo di macchine, pullman, riksciò (tricliclo-bicicletta, con lo spazio per 2 o 3 passeggeri), motorette tipo side-car, con "cabina" per passeggeri...

Mi e venuta in mente la scena dell'inferno dantesco nella Divina Commedia, con il traghettatore Caronte che si trova davanti a una moltitudine di gente che vaga in cerca di passare all'altra riva del fiume in una confusione indescrivibile.

"Sonar Bangla", dicono le agenzie turistiche: sì, proprio un "Bengala dorato"! "Dorato" lo è, nelle immense risaie, quando il riso volge alla mietitura: uno spettacolo molto bello, sopratutto al tramonto. Ma come trovarlo "dorato" nella confusione e nello smog di Dhaka?

I poveri delle ferrovie e porti

Ad aggiungere altri fumi sono le enormi fabbriche tessili a sette/otto piani. In basso i telai, e su-su la lavorazione, fino al prodotto finito. Mano d'opera a costi bassissimi (80-100 € al mese). Il "mercato" ne offre tanta di manodopera, poiché il Bangladesh ha circa 160 milioni di abitanti, su una superficie che è meno di metà dell'Italia. La maggior parte del suo territorio si trova a meno di 10 metri sopra il livello del mare, e si calcola che circa il 50% dei terreni verrebbero inondati se il mare salisse di un metro.

A Dhaka ho potuto vedere "altri inferni": la popolazione stipata ai bordi della ferrovia: è terreno demaniale, riempito da chi viene nella capitale e non ha soldi per comprarsi un pezzo di terra, peraltro molto caro. Vivono in capanne fatte di plastica, legno e fango. Servizi igienici, elettricità, acqua potabile: niente.

La stazione ferroviaria, luogo di ritrovo dei ragazzi di strada, molti dediti alla droga, anche come antidoto alla fame, di ragazzine madri, di poveri di ogni genere. È il luogo dove passa molta gente e un briciolo di carità c'è sempre tra gente povera: è la solidarietà dei poveri. Così è negli attracchi del porto fluviale: cambia il paesaggio, ma vi sono gli stessi "abitanti" della stazione...

Cosa fanno i saveriani

Sono varie le attività svolte dai saveriani in Bangladesh. Le più caratteristiche sono il dialogo con le grandi religioni; la vita tra le etnie tribali e tra i fuori-casta (la società risente ancora del sistema delle caste); la cura delle cooperative di artigianato, che vendono i prodotti in Italia nelle botteghe del "consumo solidale", il catecumenato e la cura pastorale dei cristiani.

Anche un'altra attività mi ha fortemente impressionato. A Khulna, città del Bangladesh meridionale, i saveriani hanno realizzato, con la diocesi e le suore di Maria Bambina, un ospedale con due sale operatorie ben attrezzate. Qui, a partire da una perfetta organizzazione gestita da un saveriano, si alternano delle équipe medico-specialistiche italiane. Questo già da 17 anni, con oltre 9.000 operazioni chirurgiche eseguite. I saveriani organizzano, i medici operano, le suore curano. Un servizio gratuito e per tutti: musulmani, indù, cristiani. Un miracolo "dentro l'inferno"!

In un paese al 90 % musulmano e 9 % hindu, i cristiani sono una piccola minoranza: viva e attiva, anche grazie alle molteplici iniziative sociali svolte in favore di tutti. L'iman della moschea di Khulna ha detto: "solo voi cristiani potete promuovere un'iniziativa come quella delle équipe mediche, perché solo Cristo ha parlato di amore e carità".

Evangelizzazione e dialogo nel concreto della vita.



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