In Africa: Burundi, gioie e paure della gente
Sono appena tornato da Gatumba dove ho celebrato la Messa di Pasqua. La gente riempiva la chiesa e cantava con tutte le loro forze la gioia per la risurrezione del Signore. Non c’è molto sole oggi, ma basta guardare in faccia le persone che incontri, per renderti conto che è la festa grande. Ieri pomeriggio abbiamo celebrato la veglia pasquale nel corso della quale padre Luigi Arnoldi e io abbiamo battezzato 200 nuovi cristiani. Abbiamo cominciato alle due e mezza del pomeriggio per poter finire prima delle cinque e mezza, ora in cui i militari chiudono la strada che conduce alla città di Bujumbura, per il coprifuoco.
Riempiono il cuore del missionario
È stata una cerimonia molto toccante, anche se mancava l’oscurità della notte a far risaltare le fiamme del fuoco e la luce del cero pasquale… La gente ha tuttavia capito quello che stavamo facendo, grazie alle spiegazioni che abbiamo dato, ma anche per quel “senso della fede” che ormai è iscritto nella loro vita cristiana. Quando abbiamo finito di battezzare i nuovi cristiani e dopo che abbiamo aggiustato i matrimoni di chi era stato battezzato, è scoppiato in chiesa un applauso che non finiva più. Come fosse stata una tensione a lungo accumulata e trattenuta a fatica.
La Messa è stata accompagnata da canti in lingua kirundi e in kiswahili, mentre la gente batteva le mani e danzava sul ritmo dei tamburi. È una di quelle gioie che riempiono il cuore di un missionario e che ripagano di tutte le fatiche compiute. In realtà, tutta la settimana è stata piena di confessioni e di prediche, di celebrazioni e di incontri.
“Padre, resta qui con noi...”
Giovedì sera, poi, abbiamo anche avuto un intermezzo di ordinaria paura…
Alla fine della messa, mentre stavo riponendo il santissimo Sacramento nel tabernacolo, la gente ha sentito dei colpi di mitra. Ormai gli orecchi della gente sono sensibilissimi a questi rumori! Subito sono venuti a dirmi: “Padre, non partire, aspetta, ti diamo alloggio noi qui…”. In realtà, si sentivano distinte le raffiche di mitraglia. Ma erano abbastanza lontane.
Mi sono avviato sulla strada che era piena di gente, come mai avevo visto. Finalmente ho saputo ciò che era successo. Un gruppo armato (ribelli? militari? chi lo saprà mai...) aveva assalito un minibus che veniva dal Congo e l’aveva saccheggiato portando via con sé i passeggeri, che poi sono stati rilasciati. I militari, che erano poco lontani al posto di blocco di Gatumba, hanno risposto al fuoco e questo ha fatto crescere la paura. Ma poco dopo tutto era finito e io ho potuto arrivare a casa senza alcun problema. Un modo per condividere un po’ le paure quotidiane di questa povera gente.