"Immigrati: una risorsa preziosa"
Dal Governatore della Banca d'Italia Fazio
In varie occasioni il Governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio ha affermato che gli immigrati costituiscono per il nostro Paese una risorsa preziosa: "Gli immigrati sono un’occasione per l’Italia, una ricchezza. Basta saper gestire il fenomeno, essere capaci di assicurare integrazione, legalità e istruzione. Certo bisognerà anche favorire nuove politiche per la famiglia".
A tutt’oggi, in un Paese come l’Italia dove il tasso di natalità è dell’1,2% per donna (tra i più bassi del mondo) la boccata d’ossigeno costituita dall’avvio degli extracomunitari è fondamentale, anche per i motivi legati alla dinamicità e allo stesso sviluppo economico.
"È falsa – continua il Governatore – l’equazione meno abitanti più benessere da condividere. Non esiste nella storia il caso di una nazione che ha aumentato la sua prosperità in presenza di una diminuzione dei suoi abitanti. Ciò non toglie che l’entrata in massa di persone di culture diverse ponga problemi che vanno adeguatamente affrontati. Ma nel suo complesso l’immigrazione non solo non è un fattore negativo, ma è necessaria". Convegno nazionale "Oltre il diritto, il dono", Roma 29.03.2000.
"Dobbiamo vedere queste nuove forze come una risorsa da inserire e integrare nel nostro sistema economico e sociale, come fonti di ricchezza e sviluppo; considerando anche che in Italia il rapporto tra presenza di stranieri e popolazione è molto più basso che in Francia (sino al 7%), in Germania (8,9%), in Inghilterra ( ). Da noi sono al 2,2%. Fazio al Meeting Internazionale di Loreto, 30 luglio 1999.
La fotografia del nostro Paese fatta dall’Istat disegna un’Italia sempre più multietnica, dove su cento residenti due sono immigrati. Spesso vite difficili, senza la possibilità di una casa, solo rifugi occasionali: il ponte d’un’autostrada, un’area dismessa, un vagone o un’auto abbandonata. E con lavoro di 10-12 ore al giorno per meno d’un milione al mese; col costante allarme del reclutaggio dei clandestini nella rete criminale della prostituzione e del traffico della droga.
Ma c’è anche, tra gli immigrati, chi riesce a dar vita a piccole imprese. A Milano la ripresa economica parla anche cinese o egiziano: si chiama Chang o Abdul, come le migliaia di piccoli imprenditori extracomunitari che negli ultimi dodici mesi hanno aperto bottega nella capitale delle tecnologie, come risulta dal Rapporto Economico annuale "Milano Produttiva" presentato dalla Camera di Commercio. Ma quali lavori svolgono queste imprese? Prevalgono quelle edilizie; seguite dalla confezione di abiti, i servizi di pulizia, il commercio al dettaglio fuori dai negozi.
Crescono anche i ricongiungimenti familiari, come attestano i permessi di soggiorno rilasciati alle donne (un terzo del totale). Segno che ormai l’ondata migratoria è in fase di assestamento.
Oggi, diventare multietnici è un segno dei tempi che noi cristiani siamo invitati ad accettare con fattiva partecipazione.
Non è evangelico ragionare solo con la mentalità milanese, romana, o quella sana e vigorosa delle valli bergamasche gravide di tradizioni cristiane; è necessario nutrire anche una mentalità in qualche modo mondiale.