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E se Dio parlasse in "zingaro"?

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Tema del "Paginone" di questo numero: "Tutti i figli di Dio hanno le ali"

Qualche mese fa una ragazzina del Campo mi venne a trovare nella roulotte, che è la mia casa, con lo scopo di fare una sua preghiera davanti al Santissimo. Mentre accendeva la candela, mi domandò: "Se prego in zingaro Dio mi capirà?".

Questa domanda, apparentemente semplice e banale, nasconde in verità tutto un mondo di cose, alcune delle quali importantissime e che non è così facile descrivere e analizzare. I Rom, soprattutto in Italia, sono una piccolissima minoranza e la loro esperienza è stata vissuta costantemente nella marginalità. Il futuro non è mai scaturito da una loro progettualità, dalle loro decisioni; i nomadi hanno sempre dovuto adeguare le loro scelte a seconda delle decisioni della maggioranza, con la consapevolezza di un loro stato di debolezza di fronte ad una società maggioritaria più forte.

Dio da che parte sta? Ecco spiegato il dubbio di fondo della ragazzina Rom se pregare in "zingaro" o in italiano. Dio sembra essere dall’altra parte, con chi può vincere sempre, perché se Dio fosse dei nostri (parlasse la nostra lingua zingara) sarebbe anche Lui debole e per sopravvivere dovrebbe farsi furbo, così come facciamo noi. Ed io prete che vivo in mezzo a questa "debolezza" non sempre risulto ai loro occhi un "vero parroco".

"Cristo partì e morì fuori le mura della città Santa" Eb. 13, 12. Mi piace riflettere sul Giubileo e partire da questa affermazione, che non è soltanto di carattere storico-geografico, ma ha una valenza teologica-pastorale. Il popolo dei Rom e dei Sinti, come quello degli immigrati e dei profughi, non è forse per ogni Chiesa un richiamo per misurare fin dove arriva la nostra capacità di conversione al Cristo che si mostra a noi con le sue piaghe aperte di oggi? Questa Chiesa che nasce contemplando la Croce esposta fuori dalle mura è composta da un gruppetto debole, fragile e poco raccomandabile; non dimentichiamoci dei due ladroni condannati insieme a Gesù: è una Chiesa piccola ed esclusa!

Nella Bolla di Indizione del Giubileo del 2000 si legge: "Accogliamo tutti, dalle diverse Chiese e comunità ecclesiali sparse per il mondo verso la festa che si prepara" IM 4. Le molte dimensioni di questo evento trovano eco nel cuore delle piccole comunità cristiane di Rom e Sinti, e di loro amici: il riposo della terra, un tempo liberato dalla frenesia, il rifiuto di una logica di schieramenti etnici e di guerra, sono vissuti di fatto da Rom e Sinti. In questo possono diventare profezia per tutta la Chiesa, icona del suo essere "straniera e inquilina sopra la terra" Lev. 25, 26.

Questo clima di festa, di apertura al diverso sembra essere contraddetto in questi ultimi tempi da un’impennata del pregiudizio tradizionale nei confronti dei Rom, e questo clima sembra diffondersi con molta tranquillità, come fosse ormai una cosa scontata, quasi legittima e civile allontanare lo "zingaro" da noi.

Questo avviene qui a Pisa, come altrove. Il loro destino, le loro condizioni di vita non sembrano preoccupare più di tanto l’opinione pubblica, salvo poi animarsi quando Campagne politiche e di stampa alimentano questi facili e comodi pregiudizi. Sembra purtroppo che anche le comunità cristiane siano coinvolte da queste "paure telecomandate", perché le notizie diffuse da giornali e televisioni vengono accettate senza vaglio critico, e non sempre le comunità sembrano disporre di strumenti critici ed evangelici per prendere le distanze da Campagne d’opinione tipo "tolleranza zero". È di grande sofferenza – e dovrebbe essere anche motivo di scandalo – constatare che la realtà in cui viviamo sembra proprio non avere posto per loro.

Ma non mancano segni positivi, come ad esempio l’appello ripetuto più volte dal Papa a favore delle popolazioni Rom, affinché vengano attivate politiche giuste di accoglienza e di rispetto nei loro confronti. Rivivo ancora la gioia e la speranza negli occhi di tanti Rom del Campo di Coltano, commentando gli interventi del Pontefice, dopo giorni e notti di timore di fronte all’ennesimo annuncio di sgombero del Campo nomadi.

E se Dio parlasse anche lo "zingaro", noi sapremmo capirlo?



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