Il pellegrinaggio in Terra Santa
Fuori dalla città di Como, sulla strada che porta a Lecco, tra Montorfano (mt.650) e il monte Bollettone (1300 mt.) si adagia Tavernerio, un paese che si sta ingrandendo, come tutti i paesi di periferia. In passato, ai piedi di Montorfano, c'era un sanatorio per la cura di malattie polmonari. I progressi della medicina e la diminuzione del numero dei pazienti portarono alla chiusura di quella struttura. E quindi, negli anni '60, l'edificio fu acquistato dai Saveriani che vi stabilirono il liceo per i giovani studenti missionari, numerosi a quel tempo.
Ora, completamente ristrutturata, la casa è diventata un Centro di spiritualità missionaria: un'oasi di ossigeno per i polmoni dello spirito. Dallo scorso settembre a dicembre, a Tavernerio ci siamo incontrati un gruppo di 28 missionari, sacerdoti, fratelli e suore, provenienti dalle case Saveriane in Italia e dalle diverse missioni Saveriane sparse nel mondo, per una revisione personale di vita e per approfondire la conoscenza dello spirito del Fondatore, il beato Guido Maria Conforti, allo scopo di viverne meglio il carisma missionario.
Al di là di lezioni e test, questo è stato un bel tempo di vita di famiglia; abbiamo conosciuto sorelle e fratelli mai incontrati in precedenza; la presenza di Saveriani brasiliani e messicani ci ha fatto sentire che la Famiglia Saveriana è veramente internazionale; con questi confratelli abbiamo pregato, unendo insieme le aspirazioni di tutto il mondo.
Il momento forte di questi ultimi mesi è stato il pellegrinaggio in Terra Santa . L'apostolo Giovanni all'inizio della sua prima lettera descrive tutta la propria gioia per aver visto, ascoltato e toccato il Verbo della Vita, una gioia così grande da doverla condividere con tutti i cristiani, anzi con tutta l'umanità.
Rivivere, almeno in parte, l'esperienza di Giovanni, ossia vedere i luoghi in cui Gesù è vissuto, passare per le strade per cui Lui è passato, meditare le sue parole nell'ambiente in cui Lui le ha pronunciate, ripercorrere il suo viaggio dall'Orto degli Ulivi al Pretorio di Pilato, seguirlo lungo la Via Dolorosa fino al Calvario e infine entrare nel Sacro Sepolcro, ecco ciò che spinge il cristiano ad intraprendere il suo viaggio verso la Palestina, verso Gerusalemme.
Al pellegrinaggio, nel cuore, abbiamo portato la gente delle nostre missioni. Lo si è visto, oltre che nelle intenzioni di preghiera, anche in alcuni soggetti di fotografie: dalla Basilica delle Nazioni di Nazareth molti hanno voluto portar via l'immagine di quell'angolo che era stato donato dalla propria patria di adozione; alla grotta del "Pater", dove su tavolette di ceramica la preghiera del Padre Nostro è riprodotta in centinaia di lingue e dialetti, la foto vicino alla lingua della propria missione, è un bel ricordo da far vedere ai cristiani al momento del ritorno tra loro.
Abbiamo celebrato l'ultima Eucarestia presso il Sacro sepolcro. È stato un momento pieno di emozione. Il sepolcro era vuoto. Ma Gesù, il Risorto, era lì in mezzo a noi per ripeterci: "Come il Padre ha mandato me, così io mando voi; ecco, io sono con voi fino alla fine del mondo". Mi pare questa la sintesi del nostro corso di studio e del nostro pellegrinaggio: un Gesù incontrato nell'altro, un Gesù che cammina con noi per diffondere ovunque il suo Regno di amore.