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L'Intervista: La visita del ''grande Padre''

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Don Antoine Babe è un prete dell'arcidiocesi di Douala, insegnante alla Facoltà di teologia dell'università cattolica dell'Africa centrale e alla scuola teologica di Yaoundé, frequentata anche dagli studenti saveriani di teologia. Don Babe ha preso la parola davanti al Papa durante i Vespri solenni nella basilica di Mvolyé il pomeriggio del 18 marzo. Lo abbiamo intervistato.

Che significato ha avuto il viaggio di Benedetto XVI?

Gli uomini di chiesa e gli uomini della politica sono tutti d'accordo nel dire che Benedetto XVI è venuto a farci visita "per confermarci nella fede". Noi l'abbiamo ricevuto come successore di san Pietro. Abbiamo percepito la sua attività a sostegno della fede dei popoli africani al momento della preghiera solenne dei Vespri nella basilica minore di Mvolyè con i religiosi e i fedeli, convenuti numerosi all'appuntamento. L'abbiamo constatato in modo eminente alla grande celebrazione eucaristica nello stadio di Yaoundé, il 19 marzo, festa di san Giuseppe. Il Papa si è dato da fare per confermare la fede dei discepoli di Cristo d'oggi. I suoi interventi e le sue omelie hanno continuamente esortato alla qualità della vita spirituale, hanno invitato alla santità.

In che modo l'ha fatto?

Durante i Vespri, il Papa ha invitato tutti - i religiosi e l'intero popolo cristiano - a seguire il cammino della santità con riferimento a un modello locale: il sacerdote Simon Mpeke, chiamato anche "Baba Simon", prete diocesano di Douala andato missionario presso i kirdi (popolo dell'estremo nord del Camerun), al tempo in cui non era ancora stato toccato dal vangelo. Il Papa l'ha definito "missionario a piedi nudi".

Nella Messa allo stadio, Benedetto XVI si è trattenuto sulla figura di san Giuseppe, suo santo patrono. Lo sposo della Vergine Maria è chiamato "l'uomo giusto", nel senso che si è adattato alla giustizia di Dio. È stato un uomo modesto, discreto, vissuto nell'ombra e nel silenzio, ma è anche stato uomo di giustizia, di pace, di riconciliazione. E queste sono le grandi sfide che il Papa ha ricordato ai cristiani d'Africa, consegnando loro l'instrumentum laboris del prossimo sinodo africano.

L'impegno dei cristiani africani per la giustizia, la pace e la riconciliazione non dovrà essere momentaneo, ma permanente.

Che cosa ci dobbiamo aspettare ora?

Che i dirigenti dei Paesi africani, i politici, i grandi responsabili del cammino dei popoli del continente si scuotano. Ma è soprattutto in Angola che il Papa ha richiamato l'attenzione sui mali che minano i nostri Paesi: i problemi dell'ingiustizia, della corruzione, della guerra... D'altronde, l'Angola è un Paese di antica cristianità, infatti sta celebrando i 500 anni di evangelizzazione. Questa nazione deve essere in Africa un faro per tutti gli altri.

Come si è presentata l'Africa a questo incontro?

La visita del Papa ha sollevato molto entusiasmo e fervore popolare. Tutti aspettavano il successore di Pietro: cristiani e non cristiani, perché tutti gli riconoscono il ruolo di guida spirituale e lo stimano come tale.

Ne sono prova le folle ammassate lungo il percorso del suo passaggio in città. Il giorno del suo arrivo, una massa onnipresente di persone ha seguito Benedetto XVI senza interruzione dall'aeroporto fino alla nunziatura apostolica. Una folla immensa si è radunata anche fuori la basilica minore di Mvolyé, per partecipare alla preghiera dei Vespri. Il fervore è stato tale che le migliaia di fedeli all'esterno non sono andate via nonostante il temporale. Quella pioggia, anzi, è stata salutata, secondo lo spirito africano, come segno di una speciale benedizione divina che ha accompagnato il Papa.

Hanno atteso perché la gente voleva una parola di incoraggiamento e di sostegno per le difficoltà e i problemi quotidiani, che i "grandi" non riescono a risolvere: il Papa è l'inviato di Dio, il difensore dei piccoli.

Allo stadio di Yaoundé, si sono date appuntamento circa 60mila persone, comportandosi in modo impeccabile. Lo testimoniano il silenzio e il raccoglimento durante la Messa.

L'Africa cosa può donare al Papa e alla chiesa?

Il fervore e l'entusiasmo delle giovani chiese d'Africa. Certamente le nostre chiese devono ancora imparare molto da quelle antiche, ma ciò che i cristiani africani possono donare agli altri è una certa qualità di umanità. Il Papa ha provato questo calore umano, questa ospitalità aperta, gioiosa e fervente in ogni tappa della sua visita.

Un successo quindi...

Sì e per fortuna i giornalisti africani non hanno fatto come quelli occidentali, non hanno cercato la critica al Papa a tutti i costi. Le polemiche scatenate in occidente su alcune affermazioni del Pontefice non hanno trovato spazio nei mass media e nei cuori dell'Africa. Il Papa porta l'Africa nel cuore e così l'Africa porta il Papa nel suo cuore: la gente è pronta a difenderlo, più che a criticarlo... Non si critica il proprio ospite!

Benedetto XVI ha compreso che l'Africa è sempre più una terra che accoglie il messaggio di Cristo e l'africano comincia a far propria la Buona Novella. D'altronde, l'Africa è piena di avvenire per il cristianesimo: il cammino dell'inculturazione e dell'integrazione del messaggio evangelico nelle varie culture è appena iniziato e deve rafforzarsi. Benedetto XVI ha detto che noi africani dobbiamo sviluppare la nostra fede proprio tenendo conto del meglio della nostra identità cristiana: l'apertura dello spirito e del cuore, l'ospitalità, il senso dell'altro, il senso della comunità, del vivere insieme senza evitare gli altri.

Il Papa è stato un "grande Padre"...

Così l'ha salutato l'arcivescovo di Yaoundé. L'ha chiamato "grande Myamba", che in lingua ewondo vuol dire "grande Padre", il patriarca ancestrale. È un titolo onorifico che gli si addice. "grande Myamba" è colui che gioca un ruolo principale nella comunità umana per la sua saggezza e il suo potere spirituale; è colui che è pieno di tenerezza, di sollecitudine paterna, d'affetto per le giovani generazioni. Il Papa è accolto dai suoi figli e dalle sue figlie africane come il "grande Padre".

Come è possibile, allora, non accoglierlo con tenerezza, calore, amore e affetto?



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