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Il missionario ''buon samaritano''

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Padre Savino, poche settimane prima di morire, aveva inviato l’ultimo “grazie” ai padrini vicentini dei bimbi adottati a distanza. È stato l’ultimo regalo ai lettori di “Missionari Saveriani” (edizione di Vicenza) di un uomo che ha vissuto come il Buon Samaritano, curando le ferite e difenderò gli ultimi, facendosi carico della loro sofferenza. Così lo ricordano famiglia e amici di Bassano Bresciano, suo paese d’origine.

Quest’anno avrebbe festeggiato 50 anni di missione brasiliana, definita da lui stesso “un’avventura di solidarietà all’insegna dell’evangelizzazione”. Le adozioni a distanza sono una parte fondamentale della promozione sociale svolto in quella terra, insieme alle case di accoglienza per bambini e adolescenti senza famiglia, al mercato della solidarietà, alla costruzione di case per disagiati e senza dimora. 

La porta stretta della misericordia

Sabato 20 agosto, nella parrocchiale di Bassano Bresciano, la Messa vespertina in memoria di p. Savino è stata celebrata da p. Mario Menin, rettore dei saveriani di Brescia.

“Sentiamo di essere di fronte ad un tesoro prezioso di fede, speranza e carità. La lotta per la salvezza, che p. Savino ha ingaggiato in tutta la sua vita, è stata vittoriosa solo perché è passata attraverso la porta stretta della misericordia, cioè della fiducia in Dio, mettendosi dalla parte degli ultimi, di tutti coloro che non possono contare su se stessi”.

Meglio lasciarsi imbrogliare dai poveri…

P. Savino non è mai stato dalla parte dei potenti. Non si è mai sentito padrone di casa, che può aprire o chiudere la porta in faccia alle persone a suo piacimento. Ma ha vissuto la chiesa e la missione, molto prima che lo dicesse papa Francesco, come un ospedale da campo, un’opera di misericordia, immaginando che la porta stretta della salvezza dovesse essere aperta soprattutto a loro.

E a chi gli diceva: «Ma guarda che i poveri ti imbrogliano», lui rispondeva con un sorriso felice, che voleva dire: «È meglio lasciarsi imbrogliare dai poveri che imbrogliare i poveri!».


Per sempre nel mio cuore

Ciao Savino!

Sei stato un grande maestro di vita e cultura! Sono stato il primo con altri cinquanta studenti a entrare a San Cristo il 1° ottobre 1958. Ricordo ancora quel giorno, tu eri il vice rettore e il tempo era bruttissimo. Ma sotto la tua direzione abbiamo iniziato a giocare: ping pong, calciobalilla, rimpiattino sotto i chiostri. Alla fine, un sano bagno di preghiere di ringraziamento. La giornata si concluse al meglio: tutti in allegria.

Ma ciò che ricordo più di te è il tuo entusiasmo, la tua voglia di insegnare, il tuo impegno missionario.

Le tue lezioni di letteratura e di latino, le letture della “Divina Commedia” sono rimaste indelebili nella mia mente e nel mio cuore; le tue lezioni di vita erano insuperabili.

Purtroppo, il nostro rapporto spirituale si è concluso dopo un anno. Tu sei stato trasferito a Parma. Troppo poco per essere vero, ma sufficiente per aver imparato ad apprezzare l’arte, la letteratura, la poesia, la musica, la pittura, la dottrina cristiana fatta di solidari età, rispetto degli altri, aiuto ai bisognosi del terzo mondo.

Dopo che ci siamo lasciati, non ti ho perso completamente di vista. Ho mantenuto i contatti con la tua missione di Belèm, in Brasile. Ora che tu hai lasciato chi ti ha voluto bene, compresi i tuoi allievi del 1958, mi dispiace molto non aver potuto portare un fiore sulla tua tomba, ma resterai sempre nel mio cuore. Ad maiora, Savino!

Ermanno Facchinetti - ex studente saveriano.



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