Guerra in Mali: che ne pensate?
Caro direttore,
intendo esprimere una preoccupazione riguardo al recente intervento armato in Mali e il silenzio che ho riscontrato sulla vicenda. Mi pare che l'informazione laica, quella cristiana e anche il movimento per la pace siano intervenuti sulla questione senza problematizzare più di tanto. Come mai questo conflitto sembra così poco "interessante"? Non vorrei fare confronti con la Libia o altre zone calde...; non è il caso. Ma voi, che siete sensibili e informati su quanto avviene nell'amato continente Africano, cosa ne pensate? Che idea vi siete fatti? Attendo le vostre suggestioni.
- Giampaolo, Roma.
Carissimi,
il messaggio di Giampaolo è chiaro: su altre guerre si è detto, scritto, manifestato molto; su questa guerra invece, dopo i primi tre giorni caldi, è caduto il silenzio, di tutti; eccetto "i soliti" che sono per principio contrari alla guerra. A giudicare dal silenzio dei politici, dei militari e degli organi di stampa, sembra sia stata una "guerra lampo": tutto risolto, tutto pacifico, missione compiuta...
E invece no. Il silenzio è forzato e imposto, per avere maggiore libertà di azione, senza avere le noie di chi scopre i trucchi e vuole far emergere almeno un po' della verità. Che è complessa, come sempre. Almeno tre sono le maggiori forze in campo: il fronte jihadista islamico, che ormai occupa tutta la fascia dello Sahel sub-sahariano; le grandi risorse minerarie da occupare e sfruttare (petrolio, oro, uranio, bauxite, gas naturale...); il mercato degli armamenti che non conosce limiti né restrizioni, favorito da lobby intoccabili.
Gli interessi sono quindi tanti e contrastanti, tutti conflittuali e a sfavore della pacifica convivenza e del vero benessere delle popolazioni. La guerra nel Mali è iniziata il 12 gennaio 2013, con l'intervento diretto della Francia, già colonizzatrice dell'area, e l'assenso e il plauso dei Paesi del patto atlantico (Usa ed Europa), con ampio impiego anche dei potenti droni statunitensi, che hanno preso il posto delle "spie infiltrate" d'altri tempi.
Alla chetichella, si è inserita anche l'Italia, che aveva già firmato contratti di esplorazione da parte dell'Eni. A noi cittadini è vietato sapere in cosa consista il coinvolgimento italiano, in questa come nelle altre guerre o nelle cosiddette "missioni di pace". A dimostrazione che democrazia e guerra non vanno a braccetto. Ma in questo modo la società non può partecipare neppure nelle scelte su come e dove investire i soldi che abbiamo: sempre pochi per i settori vitali dell'occupazione, istruzione e sanità; sempre troppi per guerre, armamenti, corruzione.
Un esempio per tutti è la cocciutaggine con cui la lobby politico-militare insiste nell'acquisto degli F35, nonostante i ripetuti errori di progettazione e costruzione, e gli enormi costi previsti per acquisto e manutenzione degli stessi. Non c'è lavoro, le scuole sono insicure, i treni locali decadono, le famiglie non riescono a sbarcare il lunario... Ma potremo goderci il fascino degli F35. Siamo pazzi davvero!
- p. Marcello, sx.