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“I soldi hanno un profumo particolare che fa perdere la testa a chi li possiede, ma io so cosa fare. “Li tengo ben stretti nella mia borsa, legata alla cintura. Nessuno me li porterà via…”. Così ragionava Giuda con Filippo, che cercava di fargli capire che lui era solo il custode, il cassiere, ma non il proprietario. Eppure Giuda non voleva capire. Ormai i soldi erano diventati il suo padrone e lui lo schiavo, anche se non se ne accorgeva. Quando tutti gli altri amici di Gesù gli stavano intorno per ascoltarlo, lui si nascondeva dietro un albero e contava i soldi, li accarezzava, parlava con loro. Il Maestro, che leggeva nel cuore di ogni persona, pur essendosene accorto, lo lasciava tranquillo. Sperava che un giorno se ne sarebbe reso conto da solo che i soldi non fanno la felicità. Ogni tanto, Gesù gli chiedeva qualche moneta per dar da mangiare ai suoi discepoli o per aiutare qualche povero. Giuda diceva sempre: “Ma non si potrebbe risparmiare un po’…? Sai, è difficile guadagnarli. Tu parli, parli, ma poi tocca a me tenere i conti in ordine”. Gesù gli sorrideva, prendeva le monete e le dava a Filippo per fare acquisti. Ma Giuda non era contento. Un virus, uno spirito maligno aveva preso dimora nel suo cuore. Gli faceva capire che i soldi li doveva tenere lui e fare tutto quello che voleva. E Giuda, giorno dopo giorno, cedeva a questa tentazione. Finché un giorno (ormai era vicina la Pasqua) decise di farsi dare trenta monete per tradire il suo Maestro. Non pensava di arrivare a tanto, ma vedeva le monete luccicare davanti a lui e non capì più niente. Tutto avvenne in fretta. Il Maestro in prigione e poi in croce. E lui, che era cassiere, gettò le monete a coloro che lo avevano ingannato e la sua vita terminò con una corda. Forse, ai piedi di quell’albero era rimasta un po’ di speranza. Qualcuno, un giorno, ce lo farà sapere.



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