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Giovani Burundi: Siamo davvero fatti per vivere

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Volti di giovani che fanno tenerezza

Spesso ci facciamo domande sui giovani; parliamo di loro. Non è facile, per gli adulti, capirli o aiutarli. Eppure, viviamo lo  stesso mondo; percorriamo le stesse strade.

La piazza dei giovani...

Il 2 maggio i giovani delle nostre città hanno celebrato la giornata della musica. Proprio quel giorno, a metà mattina,  attraversavo ignaro la piazza. Le mazzate del rock rumoroso e del sole caldo mi fecero più male al cuore di quanto non ne avesse potuto fare un martello pneumatico.

I ragazzi e le ragazze arrivavano a frotte. Con i loro travestimenti. Ricordo che mi fece particolare tenerezza il volto di un ragazzo. Paffutello, con due occhi neri, rotondi, che le orbite faticavano a contenere. E tre piercing: uno conficcato nel labbro superiore, uno avvitato nel labbro inferiore, uno inchiodato tra il mento e il labbro inferiore. Mi sono chiesto come potesse riuscire a sbocconcellare la fetta di pane pugliese che teneva nella destra. Accanto a lui, due ragazze che sembravano discorrere con lui di cose importanti.

Mangiavano, parlavano, guardavano la piazza, che andava infoltendosi dei loro coetanei. Ho poi sentito che a Roma, nello stesso giorno, al concerto in piazza, c'erano ben settecentomila giovani!

... e le melanzane

Tutta questa scena sembrava che mi parlasse a nome dei giovani. Sembrava che mi volessero dire: "Guardate che ancora esiste qualcosa che ci piace. Che ci aggrega. Che ci mette in movimento. Che ci fa sognare ... ". 

Ma anch'io, come gli altri adulti, quel giorno sono andato oltre la piazza, oltre le piazze dei giovani, perché costretto a  camminare sui binari della fretta. Stavo inseguendo melanzane e patate, per preparare il pranzo per la comunità.

In realtà, sentivo dentro un sentimento di disagio. Dicevo a me stesso, pensando a voce alta: "Nonostante io sia un  missionario, non so proprio aprire un dialogo con i giovani che incontro".

Eppure, più volte sono arrivato a pensare che i giovani vogliono aprire un dialogo con gli adulti. Si attendono che qualcuno li interpelli, magari a partire dai loro pantaloni sfilacciati, dalle loro magliette trasandate, dalla musica che ci stordisce...

Mi ci vorrà tutta la vita

Avevo tenuto un incontro ai genitori, ali' inizio dell'estate. Una sessantina di persone attente, interessate. Nel dibattito, una mamma intervenne decisa: "Mi fa male la facilità con cui noi adulti condanniamo questi figlioli . lo, un no global , un disobbediente, ce l'ho in casa. L'ho fatto io. È mio figlio. Vivo con lui, giorno per giorno, anche durante certi periodi di mutismo, in cui non si riesce a cavargli fuori una parola dalla bocca.

Accanto a mio figlio no global, mi sento anch'io come voi missionari, quando predicate nel deserto. Mi rendo conto che anche a me serve la vita intera per capire; passare tutto il tempo necessario a capire perché mio figlio è giunto a fare quella scelta. Sto persino lasciando da parte tante convinzioni personali , pur di riuscire ad agganciare mio figlio; pur di raggiungere con lui un punto di incontro e di dialogo.

Sembra uno scontro senza fine. Ma l'amore è come un sottile filo rosso, che mi aiuta a perdere molto tempo. A trovare consolazione nella preghiera . A pensare che , forse, abbiamo sbagliato. Sbagliamo quando, coscienti o no, vogliamo dimostrare ai nostri giovani che è tutto facile. È facile avere un motorino, è facile diventare indossatrice.

È facile, è facile! Così facendo , i nostri figli non imparano mai a ragionare". In sala si fece silenzio. Una mamma aveva capito la forza della missione, per aiutare suo figlio.

Campo di lavoro in missione

I giovani sono capaci anche di grandi gesti, che pochi altri hanno il coraggio di compiere. Da vari anni, missionari e associazioni preparano gruppi di giovani a trascorrere qualche mese in missione, a contatto con realtà umane povere, ma dignitose. Fanno bene a tutti.

La proposta di p. Claudio

Padre Claudio è appena rientrato dal Burundi e ha girato mezza Italia. Ha chiesto ai ragazzi e alle ragazze italiane di andare a fare un campo di lavoro estivo, con i giovani e le ragazze africane. "Non sapete quale ricchezza rappresentino, per voi e per  loro, questi campi di lavoro fatti assieme!", continuava a ripetere a tutti, per invogliarli.

Condividere un'estate con i ragazzi della capitale del Burundi, che occupano le vacanze della scuola a dare una mano alla gente impaurita e impoverita dalla guerra! Anche altri missionari hanno cominciato a proporre questo prezioso servizio ai nostri giovani. Certo, non tutte le mamme e i papà si reputano fortunati al vedere un figlio e una figlia partire, con lo zainetto sulle spalle, verso l'Africa o verso l' America Latina.

La lettera di una ragazza

Una ragazza, che ha passato l'estate in missione, mi ha scritto. Sono impressioni genuine. "Ci sono andata per non lasciare sole quelle ragazze e quei giovani, più sfortunati di noi. Ci sono andata per confrontarmi con loro. E l'esperienza è diventata

Subito un'esperienza forte. Lingua diversa dall'italiano; posti puliti, ma poco confortevoli; cibo dal sapore strano per noi; un sole che brucia, ma non abbronza; odori e abitudini diverse ...

Invece, man mano che i giorni passavano, mi sono resa conto che per quei giovani e per quelle ragazze nulla è facile; tutto risulta difficile. È difficile ottenere un pezzo di sapone per lavare la gonna o i pantaloni che si hanno indosso.

E difficile ottenere un quaderno per andare a scuola. È difficile dormire l'intera notte insieme alla famiglia, nella capanna, senza venire svegliati di soprassalto da soldati o ribelli. È difficile scampare alla malaria. È difficile trovare almeno un'ora di lavoro nero al giorno per sbarcare i lunario .. . Tutto è difficile!

Tra loro e noi le barriere etniche sono cadute subito. Si stupiscono se ti metti a parlare con loro, ad ascoltarli. E ti raccontano che non c'è giovane o ragazza africana che al mattino si svegli e trovi la strada spianata. Subito, la loro voglia di vivere si trova di fronte ad una montagna.

Ti disarmano con un sorriso, e poi aggiungono un'espressione che ha la forza dei proverbi di una volta: la vita non è per niente facile; richiede sempre di prepararsi. E allora abbiamo provato ad affrontare insieme le difficoltà. Insieme siamo giunti a metterci a pregare, per chiedere la forza di andare avanti. Queste cose in Italia non ci passerebbero neanche per la mente ... ".



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