''È finita! È finita la guerra!''
Si comincia a raccontare, e ognuno dice la sua. Poi mia madre mi racconta dei sogni che aveva fatto e che teneva sempre in mente. Il primo era la notte del 29 maggio 1917: aveva sognato una covata di pulcini sotto una cesta, ma che poi, a un tratto, tutti erano scappati e non li ha più visti. Un’altra volta (non ricordo la data precisa), si era sognata ancora di quei pulcini, ma che non erano più belli come prima, e specialmente uno era il peggiore!
La buona mamma pensava sul serio e disse che quei sogni parlavano di me! Il primo era precisamente quel 29 maggio, quando tutti si correva per portarci fuori dal tiro del cannone, e ci avevano presi prigionieri; il secondo era quando mi sentivo male e avevo la pleurite.
Da queste cose conosciamo il sangue di una madre che ama il proprio figlio!
Vengo a sapere che i miei genitori mi avevano “abbonato” a due Croce Rossa (di Bologna e di Milano), che mandavano un pacco di pane e pasta regolarmente ogni 15 giorni, e anche i miei da casa mandavano un pacco. Ma io non ne ho mai ricevuto uno, a causa dei frequenti cambiamenti di posizione.
Dopo due mesi che ero a casa, una sera sul tardi sentiamo le campane suonare a festa: avevano firmato l’armistizio di pace. Figuriamoci che contentezza: “È finita, è finita la guerra!”.
Così, caro figlio, ho finito di dirti un po’ di quello che ho passato nella mia vita. Certo, se mi dicessero di rifarla di nuovo!!!
Piuttosto, guardo l’avvenire e spero nella bontà del Signore, che mi faccia chiudere gli occhi nel suo amore e nella sua misericordia.