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Dal 2 aprile mi trovo in Camerun, la missione cui sono stato mandato dal superiore generale dei saveriani, dopo il servizio prestato a Roma. Più precisamente sono a Douala, la capitale economica del Camerun.

Ascolto e guardo…

Con gli altri confratelli vivo nel “Centro Xavier”, così chiamato in memoria del nostro modello e patrono san Francesco Saverio. È il nostro centro per l’animazione e formazione missionaria. Tre sono le finalità della comunità: far entrare, dove non c’è ancora, lo spirito missionario nelle comunità parrocchiali dell’arcidiocesi; incoraggiare quelle comunità che ce l’hanno già a mantenerlo vivo; accompagnare la parrocchia missionaria affidata ai saveriani un anno fa.

Un proverbio kiswahili dice: “Chi è appena arrivato non vede la luna”; ovvero, non può conoscere subito le cose brutte e belle del paese che l’ha appena accolto.

Perciò, bisogna tacere, ascoltare e osservare molto. Essendo un nuovo arrivato non ho molto da dirvi. Apro orecchie e occhi sulla realtà circostante.

Vedo le foreste in fumo

Tra le cose che vedo e che colpiscono la mia attenzione, ci sono le grandi segherie. Su due o tre chilometri, lungo la strada che collega Douala a Yaoundé, ce ne sono almeno tre. Solo una “piccola” quantità di legno si ferma in queste segherie; il resto dei tronchi di alberi centenari, che i camion trasportano giorno e notte, vanno direttamente al porto della città per l’esportazione verso Europa e Asia.

Sono quindi le foreste del secondo polmone del pianeta che vanno in fumo... per certi bisogni del presente, a scapito delle generazioni future. Fa male al cuore sapere che sono poche “le briciole che cadono dal tavolo dei grandi per i cagnolini”.Quanto è lunga la traversata del deserto quando si viene dall’Europa a Douala! Si sorvolano almeno quattromila chilometri di sabbia. Mi consolano un po’ due uccellini che fanno il loro nido proprio alla finestra della doccia della mia stanza.

Mi ricordano che la natura è ancora mantenuta da chi l’ha creata e che essa si dà da fare per vivere, e anche sopravvivere.

Questi due uccellini lanciano l’invito del Signore a collaborare con lui perché questa sua creazione, così bella e vicina all’umanità, in queste contrade venga rispettata e protetta.

La domenica delle Palme, la chiesa era colma di bambini e adulti, giovani e vecchi (come si dice qui senza sentirsi offesi), pieni di gioia nonostante le tante sofferenze della vita. Cristo ci accompagni nel nostro cammino, con gli occhi fissi sul Crocifisso! Viviamo in comunione nel nome di Gesù.



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