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Non potremo certamente essere tutti in piazza San Pietro a Roma il 23 ottobre per partecipare alla canonizzazione del nostro padre e fondatore Guido Conforti, ma tutti saremo spiritualmente attorno a Benedetto XVI che, nella solennità del rito cristiano, lo iscriverà nel catalogo dei santi, proprio in occasione della giornata missionaria mondiale di quest'anno 2011.

Che mons. Conforti fosse un santo, è evidente per chiunque legge la sua biografia. Non c'era quindi per sé bisogno di farlo canonizzare. Era un uomo di Dio, disponibile a fare la sua volontà, figlio generoso della chiesa, così innamorato del Signore Gesù da voler farlo conoscere a coloro che non ne hanno mai sentito parlare o non hanno fatto esperienza della sua misericordia.

I suoi due grandi amori

Ma con la canonizzazione il Papa lo addita alla chiesa intera come modello di cristiano dal cuore grande, come quello di Cristo, e soprattutto di vescovo che ha avuto a cuore non solo la cura pastorale della sua diocesi, ma anche la missione alle genti, e che per rispondere effettivamente a questa vocazione missionaria, ricevuta ancora in giovane età, ha messo a disposizione tutto quello che aveva: il patrimonio di famiglia, il tempo e i talenti e, soprattutto, il cuore e la mente.

Egli ha coltivato due amori: la sua diocesi e la Cina, dove aveva inviato i suoi primi saveriani. Il nuovo santo ha tratto questa passione missionaria dalla contemplazione del Crocifisso, nel quale - ancora ragazzo - ha visto la misura dell'amore di Dio per noi. La passione missionaria, lo zelo che l'ha accompagnato nel ministero e l'ha portato a percorrere le strade dell'Italia e a sobbarcarsi il viaggio allora non agevole verso la Cina, è quindi il frutto di un cuore innamorato di Gesù.

Un bisogno del cuore

La missione era per lui non solo l'obbedienza a un comando di Cristo, ma un bisogno del cuore. Egli è stato un coraggioso evangelizzatore delle diocesi di Ravenna e di Parma, in un tempo in cui l'anticlericalismo faceva guerra aperta all'azione della chiesa. Aveva trovato due diocesi povere di clero e i sacerdoti divisi tra di loro; una situazione aggravata dalla prima guerra mondiale che aveva contribuito a spopolare il seminario, ad affievolire il dinamismo cristiano delle parrocchie e a disorientare la gioventù.

Mons. Conforti non si lasciò andare alle facili lamentele, ma rilanciò con coraggio la vita cristiana, puntando all'evangelizzazione (una "nuova evangelizzazione" ante litteram) e insistendo con l'istruzione catechistica, la predicazione e la celebrazione dei sacramenti, ricostituendo le associazioni cattoliche e risvegliando la coscienza sociale e politica del laicato cattolico. Non per nulla era ritenuto un modello per gli altri vescovi italiani.

Cominciamo dai preti...

Ma il suo cuore, preoccupato per la chiesa in Italia, non si dimenticava dell'evangelizzazione alle genti, primo amore della sua vita, cui egli non aveva potuto dedicarsi fisicamente a causa della poca salute e degli impegni diocesani, come professore, vicario generale e infine come arcivescovo di Ravenna e vescovo di Parma.

Convinto che per far rifiorire la missionarietà delle comunità cristiane, bisognava cominciare dall'animazione missionaria dei preti, fondò insieme con il beato Paolo Manna - un altro missionario del Pime di Milano - l'unione missionaria del clero, sorgente di vocazioni e di aiuti alla missione. Egli diceva ai sacerdoti: "Mai come oggi l'apostolato cattolico ha avuto tante facilitazioni alla sua libera espansione...; eppure queste non vengono colte per lo scarso spirito missionario dei cristiani e, in particolare, dei preti".

Le attese del mondo d'oggi

Non siamo forse anche noi in una situazione simile a quella del tempo del Conforti? Mai come oggi il mondo è diventato piccolo; mai come oggi la tecnologia ci offre mezzi e strumenti che facilitano la comunicazione tra le persone; mai come oggi il mondo soffre di una crisi di valori che rende più sentita la mancanza di speranza e di futuro e più acuta la solitudine delle persone.

La canonizzazione di mons. Conforti ci stimola allora a rispondere alle attese del mondo in questa stagione favorevole alla missione e a trovare cammini più efficaci per comunicare il vangelo.

Soprattutto risvegli in noi il desiderio di dare tutto noi stessi per la missione e faccia brillare davanti ai giovani, che si domandano come impegnare la loro vita per trasformare e rinnovare il mondo, il sogno di Dio che san Guido Conforti ha fatto suo: "fare del mondo una sola famiglia".



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