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Cercatori di segni del Risorto

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Mentre scrivo questo articolo, ripenso ai sette anni trascorsi a Salerno. Un tempo di grazia. Sono arrivato prete novello appena ordinato ed è proprio con voi e grazie a voi che ho potuto maturare nella fede e nella mia consacrazione missionaria. Vi rinnovo il mio “grazie” per quanto ho ricevuto e mi piace ricordare ciò che ci siamo detti il giorno del mio saluto: abbiamo immaginato che le mura della chiesa di San Paolo diventassero trasparenti per poter raggiungere tutti i popoli dei Paesi in cui sono presenti i saveriani. Tra loro c’era anche il popolo filippino, che nel novembre 2016, mi ha accolto per la seconda volta con calore e affetto.

È così iniziata la mia missione nella parrocchia San Francesco Saverio, dove, ormai da 25 anni, i saveriani camminano accanto alla gente, come testimoni del Risorto. Abbiamo celebrato la Pasqua e la Settimana Santa, vissuta con intensità. Oltre al Triduo Pasquale, ci sono tradizioni ben consolidate all’interno della chiesa. Una è la Pabasa ng Pasyon (lettura della Passione), cioè la lettura cantata con toni diversi degli ultimi momenti della vita di Gesù. Poi ci sono diverse processioni, le più significative a Pasqua, quando se ne incrociano due davanti alla chiesa parrocchiale: è l’incontro tra Maria, madre di Gesù, che piange, e suo Figlio Risorto. Lo chiamano Salubong, che significa appunto “incontro”.

Mi sono domandato tante volte: “Quali sono i segni del Risorto nella mia vita?”. Invito spesso i parrocchiani a cercare tali segni tra di noi. Voglio condividere con voi questa esperienza. Si è costituito, in parrocchia, un gruppo che settimanalmente fa visita agli ammalati. È un’esperienza davvero forte. Mi è capitato di arrivare in una casa non ancora visitata. C’era un uomo in carrozzella senza un piede. La moglie mi ha spiegato che era stato amputato a causa del diabete. Abbiamo invocato lo Spirito Santo e letto il vangelo della domenica. Danilo ha condiviso il suo pensiero sul brano del Buon Pastore. Mi ha colpito immediatamente la sua serenità, davvero insolita.

Ci ha raccontato che aveva continuato a lavorare, nonostante la malattia, senza prendere medicine. I soldi li aveva dati al figlio affinché finisse gli studi. Ecco il Buon Pastore che dà la vita per le sue pecore. Il Signore non smette di farci avere uomini e donne che ci testimoniano la presenza del Risorto. Davvero il Signore è vivo e continua a operare nelle situazioni più difficili, dando speranza e forza per affrontare le avversità della vita. Mi è rimasto nel cuore il sapore delizioso delle parole di Danilo. Di fronte a quest’uomo, mi chiedo: “Quanto è grande la mia fede nel Risorto?”. Questi dà la sua vita a coloro che avrebbero tutte le ragioni per disperare. Proprio loro sono i segni del Risorto! Siamo chiamati a essere suoi testimoni per tutti, soprattutto per i più deboli, i disperati, gli esclusi, gli emarginati e gli immigrati.



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