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Salto in lungo da Salerno alla Thailandia

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Se dovessi scegliere lo sport che meglio può simboleggiare il passaggio da Salerno alla Thailandia, sceglierei il salto in lungo. Un salto da una realtà cristiana a una buddhista, da parrocchie e gruppi giovanili a baraccopoli e bambini poveri con tante difficoltà. Un salto da un ambiente familiare e accogliente come quello di Salerno ad uno per me nuovo, ma pur sempre accogliente, come quello di Bangkok. Un salto da un mondo cristiano a una cultura buddista.

Nel salto in lungo è importante il punto di partenza e quello di arrivo. Mi ci ritrovo in questa dinamica. Salerno resta per me un punto di partenza, la mia prima esperienza da giovane presbitero, e la Thailandia la mia prima terra di missione. Non avevo scelto Salerno e non ho scelto la Thailandia (sognavo di tornare in Africa, dove ho fatto la formazione teologica), ma sento che il Signore non fa accadere le cose per caso. C’è un progetto più grande di cui noi cerchiamo di essere gli strumenti.

Porto con me il tesoro che ho ricevuto nei sei anni trascorsi a Salerno, la vita comunitaria, l’affetto della gente, l’entusiasmo dei giovani, la collaborazione con la chiesa locale, il cammino di condivisione con il laicato saveriano e le saveriane. Ed ora sono qui, immerso nella più grande baraccopoli della capitale, dove la contraddizione è all’ordine del giorno: il ricco accanto al povero, case di lusso e baracche... Vivo questa nuova missione come un bel dono del Signore, un’opportunità per testimoniarlo nella semplicità delle visite agli ammalati, nella guida di bambini e giovani, nel sostegno ai più poveri ed emarginati.

È un vero e proprio salto in tutti i sensi. I miei incontri a Salerno erano centrati su Cristo, con un’attenzione alla dimensione missionaria. Ritiri spirituali, campi missionari, veglie di preghiera erano nella nostra agenda. Qui, invece, si parla raramente di Cristo. I nostri incontri sono più di formazione umana e le attività rispondono alle tante povertà che abbiamo attorno, anzi proprio sotto casa nostra.

Sono ancora riconoscente al Signore per il dono dei 6 anni a Salerno e sento sempre vicino l’affetto e la preghiera della gente che ci vuole bene e ha un cuore missionario aperto al mondo. Oggi, sono molto grato al Signore per questa nuova “vita” e per l’incontro quotidiano con tanta gente che, pur non essendo cristiana, mi permette di incontrare Cristo ogni giorno. Sì, è proprio un grande salto, ma alla fine mi rendo conto che sia al punto di partenza (Salerno) che a quello di arrivo (Thailandia), Lui c’è sempre. Accanto a Lui c’è il dono più bello che ho ricevuto: le persone che hanno camminato e camminano con me. Viva la missione!



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