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Il 21 giugno un gruppo di sedici suore, ancelle missionarie del SS.mo Sacramento, con gioia ed entusiasmo, ha incontrato, a Venezia, un grande amico, San Francesco Saverio. L’incontro è stato possibile grazie a p. Oliviero Ferro che ci ha condotto, a passo spedito, sui luoghi più significativi legati a questo grande missionario, anche se ormai poche sono le tracce ancora visibili.

Sono tante le impressioni ricevute. Per le sorelle filippine è stato bello sapere che, secondo la tradizione, S. Francesco sarebbe arrivato anche nel loro Paese. Le sorelle colombiane si sono sentite rinfrancate, ricordando la sua attività presso l’Ospedale degli Incurabili. Lì aveva provato ripugnanza accostandosi alle piaghe degli infermi e l’aveva vinta con un gesto d’amore. Le sorelle del Myanmar sono state affascinate, fermandoci di fronte alla casa in cui, con altri compagni, è stato ordinato presbitero, dal sogno che lui fece, forse proprio in quella casa (“mi sforzavo di trasportare un indiano sulle spalle; era così pesante che non riuscivo a sollevarlo”).
Per tutte, ripercorrere i vari luoghi è divenuto un autentico pellegrinaggio, che ci ha rinforzato nell’ideale eucaristico missionario di M. Caterina: “S. Francesco Saverio non può da noi essere imitato nelle sue grandi imprese, ma nella sua bontà, nell’umiltà, nell’obbedienza e nella carità, in questo lo potete imitare se lo volete”. (Lettera alle Figlie, S. Francesco Saverio 1943)

Camminare, guardare, ascoltare, riflettere. Con questi verbi posso sintetizzare la mia esperienza sulle orme di San Francesco Saverio. Camminare in quella parte di Venezia a me sconosciuta e saperla frequentata da lui, co-patrono del nostro Istituto, è stata una scoperta inaspettata.
È stato facile cogliere il legame con Madre Caterina, che andava per le calli di Venezia tanti secoli dopo e raccoglieva i bambini affamati e soli, portandoli a casa per sfamarli, lavarli, ridando loro dignità.
Guardare/ascoltare i luoghi dal punto di vista storico-politico, religioso e sociale del tempo mi ha fatto immergere in un passato oggi scomparso, ma che rimane nell’arte e nelle persone che si interessano di custodire memoria e storia di vite vissute e donate…

Concludere il pellegrinaggio nella chiesa dei Gesuiti di fronte al Simulacro di S. Francesco Saverio (riflettere) è stato un momento di grazia che mi ha fatto cogliere il missionario dalle grandi passioni per l’evangelizzazione, per rendere figli di Dio ogni creatura, ma che, nello stesso tempo, ha vissuto la missione lì dove si trovava, donando se stesso senza riserve, tra gli incurabili, aderendo alla realtà del momento.
Al rientro a Venezia, rileggendo il libretto “In compagnia di S. Francesco Saverio a Venezia”, ho potuto gustare ulteriormente l’esperienza vissuta, apprezzare la singolare iniziativa, gioire per averlo compatrono del nostro Istituto e invocarlo con più fervore!



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