Cari tifosi missionari... Voglio partire, non fuggire
Anch'io riconosco di essere poco tollerante con chi è diverso da me, ma credo che ogni persona che arriva nel nostro paese, è un dono da accogliere, una ricchezza da apprezzare. E dobbiamo fare in modo che ognuno diventi un dono; ognuno sia una ricchezza. Gli uni per gli altri.
Le donne musulmane e i bambini del pope
A Desio, per esempio, vivono centinaia di pakistani e per adesso restano nel loro quartiere, come se non esistessero. Prima o poi le famiglie si apriranno alla società. Qualche tentativo è già stato fatto a livello di associazioni cittadine. Abbiamo organizzato momenti di condivisione tra le donne musulmane e le donne cristiane. Il riscontro è stato positivo. Ogni anno viene organizzata una settimana di dialogo tra cristiani e islamici; per l’occasione i centri di preghiera musulmani sono stati aperti al pubblico con visite guidate.
Un’altro aspetto bello dell’anno trascorso a Desio, è stata l'amicizia con alcuni rappresentanti delle chiese valdese e ortodossa di Milano e di Monza. Un giorno sono stato invitato alla preghiera dalla comunità ortodossa di Monza. I bambini, figli del pope, correvano attorno all'altare e ogni tanto tiravano il vestito lungo del papà per attirare l'attenzione. Ma i fedeli continuavano a pregare come se tutto facesse parte della cerimonia liturgica. Che fatica pensare che noi e loro siamo tutti “cristiani”, eppure non possiamo fare la stessa comunione! Signore, perdonaci: siamo figli tuoi, un po' rimbambiti! In cielo, tu ci mostrerai com'è bello stare insieme.
Posso farvi una confidenza?
Vorrei concludere questa mia chiacchierata confidandovi il motivo che mi ha spinto a lasciare la famiglia per affidarmi al Signore. La mia vita non avrebbe senso se non riuscissi a condividere il messaggio di Gesù. Anche se facessi tante cose belle per i poveri e i disagiati, se non vivessi giorno dopo giorno l'amore che Gesù mi ha trasmesso, sentirei nel profondo del mio cuore l'assurdità della mia scelta. In ogni momento cerco di servire Dio; cerco di essere uno strumento del suo amore.
Per questo desidero partire presto, per condividere la vita con la gente che ancora non conosce Gesù. Mi sentirò inviato anche da voi, cristiani italiani che restate qui ad accogliere ogni giorno le nuove sfide della missione e ad annunciare, con un linguaggio attuale, Gesù e il suo messaggio.
Tempo fa, un prete di Reggio Emilia mi disse: "voi missionari andate lontano per fuggire dalla missione qui in Italia". Forse non aveva tutti i torti. Vivere il progetto di Dio è sempre difficile e carico di sofferenza, qui come altrove. Ma noi missionari non andiamo lontano per fuggire. Andiamo per vivere sulla nostra pelle l'urgenza dell'annuncio evangelico a tutti, fino ai confini della terra. Il Signore ci colmi di gioia, per poter essere la gioia di tutti coloro che incontriamo nei sentieri della vita, in Italia o in capo al mondo.
Cari amici e "tifosi" missionari, a tutti voi un forte abbraccio.