Bukavu: cento anni, Pellegrinaggio della speranza
I nostri passi sulla via della pace
Lo avevamo programmato nel mese di novembre, e preparato con riunioni e preghiere. Finalmente il 17 gennaio, in una splendida giornata di sole, facciamo il pellegrinaggio a Lukananda, a 25 chilometri da Bukavu. È il luogo storico dell’arrivo dei primi missionari cattolici nel Kivu, il 15 settembre 1906.
Siamo più di 500 pellegrini, presto al mattino, radunati nella chiesa parrocchiale per il via e l'augurio di buon viaggio. Il piccolo piazzale e le strade vicine sono piene di bus, di tutte le misure e di tutti i tipi. Ogni comunità di base ha trovato il suo mezzo di trasporto.
Durante il viaggio, sono previste tre tappe, con letture bibliche e canti, in un clima di festa e di gioia collettiva. Alle 10 del mattino, la fila di autobus arriva in gran pompa nel piazzale della parrocchia di Cibimbi, la più antica missione della diocesi di Bukavu.
Radunati nella chiesa, il parroco abbé Emilio ci accoglie e racconta l’evento storico nelle sue fasi più commoventi. A soli 57 giorni dal suo arrivo, l’8 novembre 1906, padre Joseph Van Der Haeghe muore di malaria. Il chinino allora non era ancora conosciuto. “Sulla mia tomba - disse il missionario prima di morire - voi fonderete la missione del Kivu. Il mio corpo sarà la prima pietra”. Non è stato facile vincere, allora, i timori della gente: esisteva la diceria che "i bianchi mangiavano i bambini neri"!
Cibimbi dista dalla collina di Lukananda qualche chilometro. Molti la raggiungono con un’ora di marcia a piedi e tutti salgono i 192 gradini per raggiungere la sommità. Sull’altura, in ricordo del centenario, stanno costruendo una Grotta, con le pietre provenienti dalle 33 parrocchie e dagli istituti religiosi. Anche noi portiamo il nostro contributo: dieci sacchi di cemento per terminare la recensione dello spazio liturgico.
Nell’omelia, sottolineo il significato del nostro camminare: siamo pellegrini per diventare cristiani, comunità e missione. “Siamo pellegrini, soprattutto, di speranza, concludo. I nostri bambini, in tanti anni, non hanno mai visto la pace. Hanno pianto per guerre, morte, sofferenze, odio… Con la fiamma della speranza, facciamo rivivere l’amore e la fede. Dirigiamo i nostri passi sulla via della pace: il dialogo, la riconciliazione, l’educazione, la cultura, la condivisione dei beni del paese, lo sviluppo del diritto, il rispetto per la vita e la dignità della persona, la partecipazione...”.
Alla fine della celebrazione, a gruppi condividiamo il cibo portato da casa. E un bel momento di fraternità.
Discendendo dalla collina, raggiungiamo il piccolo cimitero dove sono sepolti i primi missionari e i quattro fratelli spagnoli “maristi”, uccisi nel 1996, sgozzati e gettati nella fogna: Miguel, Fernando, Servando e Julio.
In questa stagione delle piogge, contrariamente a ogni previsione, il sole ci accompagna nel viaggio di ritorno, nelle emozioni profonde e nella gioia di vivere insieme.